A Cronache di spogliatoio: «Si è meritato tutto questo. So gli sforzi che ha fatto. Quando vado lì… il cibo non è niente male! Pasta, pizza…»

Giuliano Simeone, fratellino di Giovani e il più piccolo dei figli del Cholo, è stato intervistato da Cronache di spogliatoio. Lui gioca nell’Atletico Madrid ma conosce anche Napoli grazie ai racconti del fratello. È nato a Roma quando il papà giocava per la Lazio:
«Non mi ricordo molto, sono sincero! Sono nato lì, ma ci sono rimasto pochi anni. Ne avevo 4 quando mi sono trasferito in Argentina: non parlo italiano infatti, so solo qualche parola, le classiche ‘Ciao’, ‘Come stai?’, ‘Tutto bene’».
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Giuliano Simeone: «L’Atletico ha chiamato mio padre per la prima volta nel 2011»
A 22 anni si è finalmente preso l’Atletico Madrid dopo esserci arrivato nel 2018 dal River Plateo:
«Quando sono rientrato all’Atletico, all’inizio non stavo giocando molto, anche perché non ero al meglio. Ho dovuto adattarmi e trovare il ritmo che c’è in un grandissimo club, ci ho messo un po’, ho fatto molti sforzi ogni giorno per dare il massimo e raggiungere un livello che mi facesse giocare 5 minuti o essere titolare. Ho sempre dato il 110% per questa squadra e ora sono contento perché le cose si stanno sviluppando in grande».
I consigli più importanti sono arrivati dai suoi fratelli. «Ho parlato sempre tantissimo con i miei fratelli, sono più grandi di me e mi hanno riempito di consigli, anche nella vita. Ho sfruttato la loro esperienza e li ho ascoltati per imparare a migliorare. Sono stato a Napoli a trovarlo. Sono rimasto colpito perché lo amano tantissimo in Italia, per me è un grande giocatore. Quando ha vinto lo scudetto con il Napoli sono stato veramente felice per lui, ho visto i festeggiamenti in tutta la città ed erano veramente incredibili. La città è impazzita, tutto si è trasformato. Si è meritato tutto questo. So come lavora tutti i giorni e gli sforzi che ha fatto negli anni per raggiungere questo livello. E poi quando vado lì… il cibo non è niente male! Pasta, pizza…».
Ovviamente sulle sue spalle pende il cognome “Simeone” ma Giuliano si è guadagnato la maglia dell’Atletico e questo ha significato a volte non guardare il grado di parentela. «Nel 2018 ho firmato per l’Atletico e sono entrato nel settore giovanile. Ho giocato in varie categorie e quando sono arrivato in Primavera, abbiamo vinto il campionato. È stato bellissimo trionfare nella División de Honor e grazie ai miei progressi, sono passato nella seconda squadra, l’Atletico B: siamo retrocessi in quarta serie, però, ma nella stagione successiva abbiamo subito conquistato la promozione e siamo tornati in terza.
Proprio in questo anno ho avuto modo di giocare con continuità e mi sono guadagnato un’occasione in prestito, al Zaragoza, dove ho fatto benissimo, un campionato veramente incredibile in una società pazzesca e con tifosi attaccatissimi, e infatti mi ha chiesto l’Alaves in prima divisione. Sarò sempre grato a loro per l’opportunità, purtroppo dopo un ottimo ritiro mi sono infortunato a una settimana dall’inizio del campionato: ho saltato tutta la prima parte di stagione. Anche l’Atletico mi ha aiutato molto in questo periodo, così come la mia famiglia e i miei amici».
Racconta anche come è iniziato il rapporto tra l’Atletico e la famiglia Simeone: «Quando il Madrid ha chiamato mio padre per la prima volta era il 2011 e ci trovavamo in spiaggia. Eravamo in vacanza per due giorni a Mar del Plata, in Argentina, era senza squadra e lo contattarono per proporgli questa opportunità. Lui stava ragionando sulla cosa, ma io gli dissi subito: ‘Papà, ma ti rendi conto che in Spagna ci gioca Messi? Cioè potresti affrontare lui e Cristiano Ronaldo, devi assolutamente andare a giocare contro di loro!’. Da figlio, in quel momento, ho pensato: siamo in Argentina, se parte per l’Europa e inizia a vincere, poi non torna più. E glielo dissi. Effettivamente è stato così».