L’ennesima presentazione di De Luca, ormai in piena distopia. “Stiamo accelerando i tempi. È stato un calvario”. Ma non hanno ancora fatto le gare per i lavori. Il Vomero è un rendering perpetuo

Non sappiamo più quante volte l’hanno riaperto, lo Stadio Collana. Ormai è una porta girevole dell’anima. Di annuncio in annuncio, l’hanno inaugurato così tanto che evidentemente hanno fatto tutto il giro, e oggi hanno presentato in pompa magna… il progetto definitivo. Ripetiamo: il progetto. L’aggettivo “definitivo” fa parte dello stesso schema distopico. Una contraddizione in termini storici. “Definitivo” allo Stadio Collana non lo dici. S’imbruttiscono i vomeresi ormai abituati a goderselo nella forma di cantiere sgarrupato.
Solo a farne la cronistoria si finisce per impazzire. Per esempio: ad agosto del 2023, qualche giorno dopo che il Consiglio di Stato (dopo il Tar) aveva riconsegnato lo Stadio alla Regione, De Luca disse: “Finalmente possiamo intervenire sullo storico impianto del Vomero con il progetto che è già pronto e che abbiamo presentato pochi giorni fa”. Una consigliera comunale, Maria Muscarà, fece l’accesso agli atti, e no: il progetto non c’era. C’era solo un “concept”.
Quasi due anni (e demolizioni varie ed eventuali) dopo, il concept s’è trasformato in “rendering”. La realtà a Napoli e in Italia è solo un altro stato della materia, una dimensione parallela. Viviamo in un rendering a nostra insaputa.
Il programma di ristrutturazione finanziato dalla Regione Campania con 63 milioni di euro mostra – come da comunicato – una nuova tribuna, da 2mila posti, in vico Acitillo, la tribuna opposta della stessa capienza in piazza Quattro Giornate, con palestre, spogliatoi, uffici, punti ristoro. Il rifacimento, in adeguamento alle normative Coni e World Athletics, delle superfici all’aperto: pista di atletica, certificabile per eventi internazionali, e campo di calcio regolamentare per la Lega Pro. Il palazzetto dello sport demolito e ricostruito, da 300 posti, adatto a ospitare gare di basket, calcio a 5, pallavolo, ma anche palestre per il fitness e altre attività. Sorgerà in via Ribera, dove sarà ristrutturata anche un’area adibita a centro polifunzionale, adatto a ospitare eventi, conferenze, pattinaggio libero. Sarà infine riqualificata una palazzina per gli uffici in piazza Quattro Giornate. La stessa piazza sarà al centro di un importante intervento di restyling e, sempre al servizio del quartiere, sarà realizzato un parcheggio interrato, dal lato della tribuna di vico Acitillo, da 180 posti auto”. Magari delle belle DeLorean volanti, per viaggiare nel tempo.
Perché la domanda successiva, ormai un tic, è: quando? “Contiamo di completare tutta la parte amministrativa entro l’estate – ha spiegato De Luca – e poi di fare la gara per realizzare l’opera”.
E’ tutto coerente con la metafora atletica: non è una maratona, è ultrarunning. Altro giro, altra corsa. Siamo ancora ai preliminari, alle scartoffie. Napoli – lo ricordiamo – sarà la “capitale europea dello sport” del 2026. Il 2026 è l’anno prossimo. Il sindaco Manfredi diceva che puntano ad avere un impianto per ogni quartiere. Considerata la decennale vicenda del Collana non ci sentiamo di porre un limite alla provvidenza: vale tutto, e tutto è possibile.
“Al Collana – ha ricordato De Luca – abbiamo lavorato per pezzi. Presentiamo il progetto definitivo, ma, intanto, abbiamo lavorato per demolire la tribuna di vico Acitillo, anticipando interventi come il recupero delle palestre e della piscina. Nel frattempo, abbiamo definito il progetto definitivo che prevede, tra l’altro, un parcheggio da 200 posti auto e un importante lavoro di arredo urbano per Quattro Giornate, che diventerà una piazza alberata. Dobbiamo completare il recupero della pista di atletica, per rendere possibili incontri anche internazionali, del campo sportivo, del palazzetto che realizziamo dal lato di piazza Quattro Giornate”.
“Ora premiamo per accelerare i tempi. Noi stiamo andando avanti, e non ci siamo distratti. Stiamo lavorando su un impianto recuperato dopo 10 anni di contenzioso amministrativo che, quando ci è stato restituito, era devastato. È stato un calvario“. Immagina, puoi: serve un rendering?