Ibra ha disertato lo stadio (febbre). Ha lasciato il casting per il nuovo ds all’ad Furlani. Per la panchina Conte è davanti ad Allegri e Mancini

Ibrahimovic al Milan viene dato per disilluso e partente. Per il futuro piacciono Paratici e Conte (Repubblica)
Il Milan ha battuto il Como 2-1. Ma l’argomento principale in casa rossonero resta il futuro. Ne scrive anche Repubblica con Enrico Currò:
Al Milan il clima resta teso, con la curva Sud vuota per il primo quarto d’ora, per poi rinnovare i cori a Cardinale perché venda il club, anche se è sempre più evidente l’influenza del fondo Elliott, al di là del maxiprestito col quale esercita dal 2022 un forte peso finanziario e di mercato. Cardinale, azionista di controllo, non si vedea San Siro da settembre. Ieri ha disertato anche il suo superconsulente Ibrahimovic (febbre), che ha lasciato il casting per il nuovo ds all’ad Furlani e viene dato per disilluso e partente, mentre l’ex juventino Paratici, avvistato a Milano, sarebbe scattato in testa: fino alla squalifica per il caso plusvalenze, che scade a luglio, potrebbe lavorare da Londra come consulente esterno. Inoltre nel Cda della società per il nuovo stadio non ci sono uomini di RedBird, eppure il fondo di Cardinale vanta competenze specifiche.
Il disincanto di Fabregas, tra i candidati alla panchina del Milan, è di altra natura: «Da Cunha non era in fuorigioco, fermano quando a pare a loro. Io voglio diventare un grande allenatore e devo lavorare tanto». Oggi il preferito sembra Conte, seguito da Mancini e Allegri.
Braida: «Ibrahimovic non ha ancora le capacità per guidare il Milan, è solo un comunicatore»
So Foot ha chiamato Ariedo Braida per capire cosa succede al Milan. Nel 2022 il Milan guidato da lui e Maldini conquistò il 19° scudetto della sua storia. Oggi si ritrova al nono posto rischiando di rimanere fuori da tutte le competizioni europee.
«Sono addolorato per la situazione del club, lavoro per anni per la società e vederla in questo stato mi fa male», dice a So foot Braida con una “voce che si fa grigia”.
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Per oltre 27 anni Braida è stato il direttore sportivo del Milan e braccio destro di Adriano Galliani. Se dovessi descrivere la situazione attuale di Milano con una parola, quale sarebbe?
«Se posso, posso esprimerlo in due parole: crisi di identità e mancanza di senso di appartenenza. Questi sono i due motivi principali che spiegano la situazione attuale del club. Per diversi anni i dirigenti hanno commesso grandi errori, a tutti i livelli, e la conseguenza è che ci siamo ritrovati con un club e una squadra senza identità».
«Il club è troppo instabile, non c’è una direzione chiara, gli allenatori vanno e vengono, la squadra cambia stagione dopo stagione», continua Braida.
A inizio stagione si pensava che il responsabile fosse Paulo Fonseca, ora la colpa è di Sergio Conceição. Hanno la loro parte di responsabilità o allenare il Milan in questo momento è una missione impossibile? Conceição parlava di un “ambiente malsano”.
«È difficile per un allenatore lavorare bene in una società in cui tutto va male. Una squadra di calcio è una piramide: se il lavoro in cima non funziona bene, le conseguenze si ripercuotono direttamente sulla base della piramide».
Il licenziamento di Paolo Maldini fu visto come una mancanza di rispetto nei confronti di una leggenda del club:
«Un grave errore da parte della dirigenza. Era il punto di riferimento del club e dei giocatori, molti dei quali erano rattristati dalla sua partenza. L’assenza di Maldini nella dirigenza spiega la situazione attuale del club. Senza un punto di riferimento, come lo sono stati Berlusconi, Galliani e recentemente Maldini, è impossibile avere ambizione e quindi risultati».
Oggi c’è Zlatan Ibrahimović.
«Non è un punto di riferimento, un uomo forte. Ibrahimović non ha ancora le capacità e l’esperienza per essere quest’uomo forte, capace di guidare il club, è solo un comunicatore».
L’esonero di Maldini, la cessione di Tonali : la politica del Milan è difficile da comprendere. Come ex direttore sportivo del club, qual è la sua opinione a riguardo?
«Lo sospettavamo già allora, ma ora siamo certi che queste scelte avranno conseguenze disastrose. Non direi che questa dirigenza sia incompetente, ma è certo che ha commesso molti errori che hanno fatto sprofondare il club in questa situazione. A Milano per avere successo ci vuole carattere, non basta il talento. Quando si trattava di scegliere i giocatori, Capello si fidava sempre di me, perché sapeva che gli portavo giocatori di alto livello, ma con carattere».
Gli ultimi giocatori reclutati dalla dirigenza mancano di carattere?
«Ora vediamo che la stragrande maggioranza di questa squadra non ha le spalle per giocare nel Milan».
Il Milan non ha leader? Tuttavia, tra le sue fila figurano dirigenti come Rafael Leão, Theo Hernández o Mike Maignan.
«Non sono leader! Giocatori talentuosi, certo, ma non leader capaci di unire la squadra e far ripartire la macchina. Basta guardare l’atteggiamento di Theo Hernandez nelle ultime partite, soprattutto contro il Feyenoord. Mancano loro la coerenza e la personalità necessarie per essere leader. Nessun giocatore attuale del Milan soddisfa questi requisiti».