Sul Corsport: massimo rispetto per Agabio, ci mancherebbe: ma Bruno era nostro, più nostro. Come voce, presenza, dolore, ricordo

Il calcio italiano ha ignorato Pizzul e riservato un minuto di silenzio al presidente Federginnastica (Zazzaroni)
In effetti ieri ci eravamo chiesti come mai ci fosse il minuto di silenzio sui campi di Serie A, oggi Ivan Zazzaroni – direttore del Corriere dello Sport – lo spiega:
Lo stupore e l’amarezza provati nel constatare che il calcio italiano ha riservato un minuto di silenzio al presidente della Federginnastica Riccardo Agabio, sconosciuto ai più, mentre a Bruno Pizzul, popolarissimo – ad ogni livello – non è stato capace di dedicare un secondo: soltanto Udine gli ha reso omaggio allo stadio e per questo ringrazio i Pozzo e i friulani. Massimo rispetto per Agabio, ci mancherebbe: ma Bruno era nostro, più nostro. Come voce, presenza, dolore, ricordo. Lo dovevo scrivere e l’ho scritto.
Pizzul nella sua Cormons faceva le telecronache per i paesani, da Italia-Inghilterra alle partitelle all’oratorio
Il ricordo di Bruno Pizzul su Repubblica, a firma Giampaolo Visetti.
Ecco uno stralcio del reportage da Cormons paese Pizzul viveva.
Laureato in giurisprudenza, ha insegnato lettere alle medie di San Lorenzo Isontino e nel 1969 è entrato in Rai con regolare concorso. «Con lui — ricorda il figlio Fabio — c’erano Vespa, Frajese e Buttiglione. Siamo approdati nella Milano di Piazza Fontana e per 46 anni mamma e papà sono rimasti in affitto. Una follia, ma è la radice che nutre e risucchia ogni friulano».
Indimenticabili, qui, non le telecronache Rai diventate storia, ma quelle dal vivo fatte per i paesani: in piazza per la finale Italia-Inghilterra dell’Europeo, all’oratorio per le partitelle dei bambini, dietro le gostilne per le sfide a bocce tra coscritti. «Tra la sua gente — dice il sindaco Roberto Felcaro — non parlava di calcio, ma di vigne. Elegante e discreto, segnato dalla semplicità che lo costringeva a sentirsi imbarazzato dalla fama”». Un’ombra silenziosa negli occhi? Solo quando, leggendo il Messaggero Veneto per cui ha scritto fino a venti giorni fa, scopriva che in redazione gli avevano limato il pezzo. Gli amici ridevano e lui taceva. «Ciao Bruno — lo saluta Roberto Gajer, figlio dell’amico Antonio — nemmeno noi potremo più dire “ed è gol”. Però pensarlo sì e lo faremo sempre, sentendo ancora la tua voce, quando una palla va dentro».