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Il calcio non è mai stato così popolare, ma non è (ancora) un vero business sostenibile (Guardian)

“La componente umana in ogni decisione aziendale, soprattutto in un business così emotivo come il calcio, è forse sottovalutata”

Il calcio non è mai stato così popolare, ma non è (ancora) un vero business sostenibile (Guardian)
Chelsea's US owner Todd Boehly looks on ahead of kick off in the English Premier League football match between Chelsea and Manchester United at Stamford Bridge in London on October 22, 2022. (Photo by Glyn KIRK / IKIMAGES / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE. No use with unauthorized audio, video, data, fixture lists, club/league logos or 'live' services. Online in-match use limited to 45 images, no video emulation. No use in betting, games or single club/league/player publications.

Scrive il Guardian che “proprio come Hollywood nei primi anni ’80, l’industria del calcio ha molto di cui vantarsi oggi. C’è il successo della Champions League ampliata (almeno nel senso che ha aumentato le entrate per un numero maggiore di club e nazioni). C’è più potere per i club all’interno del sistema europeo. C’è l’onnipresente ritornello che, in un mondo di contenuti illimitati, niente fa ciò che può fare lo sport dal vivo. Per la Premier League, può persino indicare una continua crescita del valore dei suoi diritti mediatici”. Insomma, il calcio non è mai stato così popolare. Eppure… non si regge in piedi. Non ancora, scrive il giornale inglese.

“Nonostante tutta la consapevolezza del marchio, la maggior parte di coloro che lavorano nel settore del calcio sta lottando per rendere tutto redditizio”. Ma soprattutto: “Quando si tratta di una diagnosi dei problemi e delle soluzioni che dovrebbero essere perseguite, le opinioni divergono enormemente”. Non c’è una visione comune, scrive il Guardian. Si procede a tentoni. E questa cosa, abbastanza evidente, è sintomo di una unicità propria del pallone: è un affare in cui la componente umana, emotiva, è ancora preponderante.

“Mentre ogni dirigente sembra avere un’idea su come migliorare le cose, non c’è un consenso su quale approccio abbia maggiori probabilità di funzionare. Allo stesso modo, non c’è accordo sull’altro lato del puzzle finanziario: quali regolamenti sono necessari per creare il Santo Graal della sostenibilità finanziaria e dell’equilibrio competitivo. Un argomento al centro del dibattito sul regolatore indipendente per il calcio inglese, è qualcosa che tutti nel calcio europeo (inclusi i suoi proprietari americani) dicono di volere, ma a modo loro”.

Ci sono “ragioni complicate e complesse per cui gli investitori si buttano nel calcio. Per tutto quel lavaggio sportivo e finanziarizzazione che possono giocare un ruolo, ascoltando proprietari e dirigenti si sentono anche motivazioni personali molto forti: un desiderio di eredità, di eccitazione e, persino, di affetto. La componente umana in ogni decisione aziendale, soprattutto in un business così emotivo come il calcio, è forse sottovalutata”.

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