2-1 al Milan dopo un primo tempo dominato. Ritorno al 4-3-3 con Neres. Finale thrilling. Non era facile vincere con l’Inter a più sei ma il Napoli è squadra vera

Il Napoli mette a dura prova le coronarie dei tifosi ma ferma l’organizzazione dei festeggiamenti interisti
Sofferta, è più bella. Sembrava troppo facile la vittoria sul Milan. Il Napoli deve sempre trovare il modo per complicarsi la vita e mettere a dura prova le coronarie dei propri tifosi. Sul 2-0, prima ha regalato un rigore che però Meret ha parato. Poi, ha subito gol da Jovic al minuto 84. E a quel punto sono cominciati i dieci minuti più lunghi della stagione. Giocati senza centrocampo (McTominay con la febbre, Anguissa sostituito, Lobotka infortunato) e col forcing asfissiante del Milan. Ma il dio del calcio ha voluto tenere il campionato aperto.
E sì, perché dopo il 2-1 all’Udinese la Milano nerazzurra stava già organizzando i festeggiamenti. Una volta a più sei sul Napoli, il mondo interista si aspettava il crollo definitivo del Napoli che era già in rottura prolungata con una sola vittoria nelle ultime sette partite. E invece la squadra di Conte ha dimostrato una invidiabile tenuta mentale (almeno fino al terrore finale). Il Napoli è sceso in campo con la ferocia agonistica necessaria in queste occasioni. Ha segnato dopo appena 62 secondi con Politano e ha portato la partita a casa.
Nonostante l’improvviso attacco influenzale che ha lasciato a casa McTominay (sostituito da Gilmour) e il tentativo di suicidio calcistico di Billing che nella ripresa è entrato al posto di Anguissa e ha subito provocato un rigore con un fallo fantozziano. Ma in porta il Napoli ha confermato di avere un gigante incredibilmente sottostimato in città: Meret ha parato, bloccato, il tiro di Gimenez. Poi, il finale che abbiamo raccontato. Il campionato quindi resta apertissimo. Tre punti di distanza dall’Inter: il prossimo week-end, l’Inter giocherà a Parma e il Napoli a Bologna.
Per amore dell’onestà intellettuale, dobbiamo dire che il primo tempo del Milan di Conceiçao è stato al limite del disastro. Ha cominciato Il tecnico a metterci del suo, ha incredibilmente schierato Abraham e Joao Felix e lasciato in panca Leao e Gimenez. Ha proseguito Pavlovic che dopo aver regalato agli azzurri il primo gol di Lukaku a San Siro, si è sentito in dovere di riservare lo stesso trattamento a Politano. Il gol è stato una dimostrazione di calcio verticale (altro che millemila passaggi inutili). Quattro passaggi e pallone in porta con Conte che ha gridato a Di Lorenzo di verticalizzare immediatamente.
L’altra notizia è che ieri in conferenza stampa Conte ha fatto pretattica. Aveva lasciato ipotizzare l’impiego di Neres a partita in corso e invece lo ha schierato dal primo minuto. Di nuovo 4-3-3. Ritorno (di Neres e del 4-3-3) che nel primo tempo ha fatto benissimo agli azzurri che sembravano trasformati. Si è rivisto il brasiliano che ha infiammato il Maradona con le sue finte e le sue accelerazioni. Non si vedevano da un po’. Improvvisamente, dopo settimane di chiaroscuro, si è rivisto un altro Napoli, lontano parente di quello poco sicuro di sé, quasi impacciato. Finalmente si è rivisto il Napoli. È stata una sensazione strana. Che non ricordavamo più. Squadra che giocava a memoria, con automatismi sincronizzati anche in difesa dove ha giganteggiato il solito Buongiorno. La fiducia è cresciuta al punto che Anguissa ha provato, e persino sfiorato, il gol con un tocco tra il tacco l’esterno. Il Milan non c’era: non pervenuto.
Al minuto 19 il raddoppio. Merito del sontuoso Buongiorno che ha anticipa Abraham e poi consegnato la palla a Gilmour. Lo scozzese ha aspettato il momento giusto per servire Lukaku che dal dischetto del rigore ha zappato e ha segnato. Gol d’autore dell’altro calciatore incredibilmente sottovalutato dalla piazza. E che è arrivato a quota undici gol in Serie A.
Da segnalare l’infortunio a Lobotka e l’ammonizione a Conte che era diffidato e salterà Bologna-Napoli.