Il montepremi del Mondiale per Club è “un atto di disruption commerciale mascherato da benevolenza”. Lui è ormai un logo aziendale vivente

È stata una settimana impegnativa per Infantino. Il lancio dell’ultima campagna di marketing della Fifa per il Mondiale per Club l’ha riportato prepotentemente ovunque. Ora siamo nel periodo di vendita aggressiva dell’evento, e Infantino si è presentato sul canale della Fifa per offrire alcuni dettagli sul montepremi del Mondiale. La descrizione che ne fa Barney Ronay sul Guardian è meravigliosa:
“Ci vuole un po’ prima che la voce emerga dalla foschia di sottofondo, una nebbia di musica elettronica genericamente ritmica, il tipo di musica che trasmette un confortante senso di morte, la musica d’attesa della clinica per l’eutanasia dei dirigenti. Infine la voce emerge, sussurrando attraverso le tue cuffie in quel familiare tono europeo ricco e riverente, come se ti parlasse il sole. Questa è una voce che dice: sono qui per comandare. Ma sono anche solo un canale per una divinità che scorre attraverso di me e dentro di te. Sebbene principalmente, e diciamolo chiaramente, attraverso di me. Questa è la voce di una sdolcinatezza aziendale pienamente realizzata. La voce di una piscina a sfioro sul tetto a sette stelle piena di acqua di montagna, odore di auto nuova e inganno umano, che in qualche modo ha imparato a dire parole come speranza, gioia, unità, Jude Bellingham, un miliardo di dollari. È ovviamente la voce di Gianni Infantino in modalità public speaking, un uomo che ti parla dal ponte del suo asteroide privato fatto di speranza”.
Ronay scrive che “bisogna ammirare Infantino in momenti come questo, anche solo per il modo in cui è diventato un marchio umano immediatamente riconoscibile, sempre gli stessi suoni, lo stesso look, l’iconico completo blu e le scarpe da tennis, gli occhi che sembrano in maniera allarmante piatti e dipinti, un calvo svizzero di serie trasformato in un logo aziendale vivente. La celebrità è una maschera che divora il viso. Guarda cosa può fare il calcio”.
Ma l’editorialista del Guardian va alla sostanza del messaggio. “Infantino ha parlato principalmente di soldi. Comprensibilmente, perché questo è l’unico grande fattore wow qui, non da ultimo negli Stati Uniti, dove c’è ancora una venerazione celebrativa per il denaro, dove la gente si alza in piedi alle cene di beneficenza di lusso e ti applaude semplicemente perché sei ricco. La cifra del titolo è da capogiro. Infantino ama dirla. Un miliardo di dollari! È una taglia davvero trasformativa. Ma quei soldi enormi sono anche un problema enorme, che parla della faglia centrale sotto tutto questo”.
“Le somme coinvolte sono semplicemente troppo grandi, troppo distorcenti i campionati nazionali, in alcuni casi pari alle entrate di un’intera stagione di diritti tv. Questa è la Fifa che affonda le unghie nel gioco del club, incurante delle conseguenze, facendo penzolare mazzette di denaro di fronte alla classe dirigente come un atto di vistosa autopromozione”.
Fifa, che per missione dovrebbe supervisionare, promuovere e regolamentare, “si comporta come un investitore-disruptor”. Ma, continua, “è altrettanto interessante chiedersi da dove provengano effettivamente i soldi. C’è una semplice causa ed effetto. Tieni d’occhio il miliardo di dollari. Lo metterò sotto questa tazza. Ora segui la tazza. Verso la fine dell’anno scorso è emerso che il fondo sovrano dell’Arabia Saudita aveva pianificato di acquistare una quota di 1 miliardo di dollari nell’emittente Dazn, cosa che ora è avvenuta. Poco dopo Dazn ha pagato alla Fifa 1 miliardo di dollari (tieni d’occhio la tazza) per i diritti del CWC. La Fifa pagherà ora 1 miliardo di dollari ai suoi club partecipanti”.
La cosa bella, scrive il Guardian, è che alla fine della partita di giro “i soldi dati dall’Arabia Saudita a Dazn, da Dazn alla Fifa, dalla Fifa ai club, potrebbero tornare di nuovo nelle tasche di un’entità posseduta in parte a un livello inferiore dal suo donatore iniziale”.
Alla fine dei conti tutto è riconducibile ad “una specie di accaparramento di terreni”. “Il futuro a lungo termine del calcio è in qualche forma un prodotto di streaming, macchie su uno schermo, piggyback per un futuro servizio tecnologico globale. Questo è parte del rumore che si cela dietro tutti questi sviluppi, una lotta per la posizione, in cui ogni parte si prepara e mette alla prova la propria influenza, preparandosi a prendersi una fetta di qualunque cosa assomigli alla nuova frontiera, dalla Fifa ai club, alle persone che pompano denaro dai margini”.
Quella della Fifa è oggi “un atto di disruption commerciale mascherato da benevolenza”.