Lo Spiegel racconta i giorni che hanno preceduto il match, i cronisti israeliani hanno processato il tecnico norvegese e gli scontri dialettici tra calciatori

Israele-Norvegia è stata più che una partita di calcio. Si è giocata l’altra sera in Ungheria, a Debrecen, ha vinto la Norvegia 4-2. La gara era valevole per le qualificazioni Mondiali, partita del girone in cui è presente anche l’Italia.
Ma di Israele-Norvegia, all’estero, si è parlato per altri motivi. Se n’è parlato perché calciatori e allenatore norvegese hanno parlato a più riprese dell’emergenza a Gaza e questo non è piaciuto né ai calciatori né ai giornalisti israeliani. Lo Spiegel ha fatto un resoconto dettagliato degli scontri dialettici i questi giorni.
Lo Spiegel paragona la conferenza stampa pre-partita del tecnico norvegese Ståle Solbakken a un processo in tribunale.
Con il tono dei pm, i giornalisti israeliani hanno ricordato le atrocità del 7 ottobre 2023, hanno invocato l’ingerenza insubordinata negli affari politici e hanno interrotto più volte l’allenatore. Credeva davvero di avere conoscenze sufficienti per giudicare gli eventi di un paese lontano? Sa perché per motivi di sicurezza Israele deve giocare le sue partite internazionali lontano da casa? Non aveva capito che Israele “non ha fatto nulla” ma è solo la vittima?
Lo Spiegel scrive che
Solbakken, 57 anni, è rimasto paziente e ha dato grande prova di diplomazia. Al giorno d’oggi il mondo è abbastanza piccolo da poter essere informati su ciò che accade altrove, ha detto. Lui capisce e rispetta i sentimenti di entrambe le parti, ma essendo un estraneo non avrebbe mai potuto viverli così direttamente. Saremo lieti di discutere più approfonditamente questo argomento in un’altra occasione.
Ma il problema per Israele non è solo l’allenatore. La Norvegia ha preso da subito posizione su Gaza.
Ricorda lo Spiegel che
dopo il sorteggio dei gironi di qualificazione di dicembre, la presidentessa della federazione norvegese Lise Klaveness ha parlato di una programmazione “difficile”: Nessuno di noi può restare indifferente agli attacchi sproporzionati che Israele infligge da tempo alla popolazione civile di Gaza». La Norvegia ha chiesto alla Fifa di condurre le proprie indagini, in particolare in merito alle possibili violazioni dei diritti umani nei confronti dei calciatori palestinesi, e di valutare l’opportunità di sanzioni contro l’associazione israeliana.
Israele-Norvegia, i norvegesi hanno scartato l’idea del boicottaggio
Il portiere Ørjan Håskjold Nyland ha definito “strazianti” e “inimmaginabili” gli eventi accaduti in una “zona devastata e dove la gente non sa cosa succede ogni notte”. Solbakken ha definito “catastrofiche” le recenti immagini provenienti da Gaza.
L’idea del boicottaggio è stata comunque scartata da parte dei calciatori norvegesi.
«È terribile per tutti, ma dobbiamo accettare la decisione della Uefa di giocare queste partite», ha affermato il capitano Martin Ødegaard. L’attaccante Alexander Sørloth ha dichiarato che vedere così tante persone innocenti coinvolte rendeva «difficile pensare al calcio».
Lo Spiegel scrive che il capitano della Nazionale israeliana Eli Dasa ha fatto commenti duri sull’“ignoranza” norvegese: «Coloro che non hanno niente nella testa dovrebbero essere grati di avere qualcosa nelle gambe», ha affermato.
Lunedì si è affrettato ad ammorbidire almeno in parte le sue accuse. Ognuno è libero di esprimere la propria opinione su qualsiasi cosa. E “forse gli piacerebbe ascoltare” l’opinione di chiunque potesse “mostrargli Gaza e Israele sulla mappa”. Dasa ha anche contraddetto i resoconti della stampa secondo cui la squadra israeliana avrebbe brigato per non scambiare le maglie con quella norvegese: “Si tratta di stupide invenzioni dei media”.
Lo Spiegel ha poi ricordato il ruolo della Norvegia nei tentativi di raggiungere una pace tra Israele e Palestina con gli accordi di Oslo del lontanissimo 1995.