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Quel Mondiale vinto dall’Italia nel 1934 tra arbitri compiacenti e la pressione politica di Mussolini (Athletic)

Anche l’Italia ebbe il suo Byron Moreno (a favore): lo svizzero Mercet che annullò due gol alla Spagna. «Quel Mondiale lasciò un retrogusto amaro»

Quel Mondiale vinto dall’Italia nel 1934 tra arbitri compiacenti e la pressione politica di Mussolini (Athletic)
Parigi 19/06/1938 - finale Mondiali di calcio /Italia-Ungheria / foto Aic/Image Sport nella foto: Vittorio Pozzo-Aldo Olivieri-Alfredo Foni-Pietro Rava-Pietro Serantoni-Michele Andreolo-Ugo Locatelli-Amedeo Biavati-Silvio Piola-Giovanni Ferrari-Gino Colaussi

The Athletic, nella sua rubrica storica sulla Coppa del Mondo, ricorda la vittoria dell’Italia nel 1934. Quello del 34 fu un torneo in cui il contesto politico e l’influenza del regime fascista giocarono un ruolo cruciale nel nostro Paese. Il quotidiano ricorda che dopo che l’Uruguay aveva rifiutato di partecipare alla competizione in Italia, Mussolini, desideroso di usare il calcio come strumento di propaganda, fece di tutto per garantire che la sua squadra vincesse, chiaramente selezionando solo membri del partito fascista per la squadra nazionale, sebbene i giocatori stessi affermassero di non avere molta scelta nel sostenere o meno il regime.

L’allenatore Vittorio Pozzo, noto per il suo approccio autoritario e tattico, divenne una figura leggendaria nel calcio italiano, ricorda Athletic, specialmente per la sua creazione del “metodo”, una variazione della formazione 2-3-5 che si avvicinava più a un moderno 4-3-3. La squadra, pur non essendo spettacolare nel gioco offensivo, si distinse per solidità e capacità di sfruttare i momenti di magia individuale, come il talento di Giuseppe Meazza, la stella dell’attacco.

Italia vittoriosa ai Mondiali, la vittoria in finale come simbolo del Fascismo (Athletic)

La finale del Mondiale, vinta 2-1 contro la Cecoslovacchia, divenne anche simbolo del regime fascista, con l’Italia che non solo alzò la Coppa del Mondo ma ricevette anche il “Coppa del Duce”, un riconoscimento legato direttamente a Mussolini. Nonostante i numerosi episodi controversi durante il torneo, tra cui arbitraggi favorevoli e tattiche fisiche aggressive, l’Italia trionfò in un contesto che secondo gli inglesi, a posteriori, solleva dubbi sulla legittimità della vittoria.

Scrive Athletic:

“Nei quarti di finale contro la Spagna, l’Italia utilizzò un approccio fisico notevole per infortunare i giocatori avversari — in particolare Ricardo Zamora, considerato all’epoca il miglior portiere del mondo. Il gol dell’Italia in un pareggio 1-1 probabilmente avvenne grazie a un fallo su Zamora da parte del centravanti Schiavio, fallo anche secondo gli standard rudi dell’epoca. L’arbitro inizialmente annullò il gol prima che i giocatori italiani lo convincessero a cambiare idea. Successivamente, la Spagna si vide annullato un gol per fuorigioco.

Nella ripetizione avvenuta il giorno successivo, la Spagna rispetto alla prima partita fu costretta dai maltrattamenti a fare sette cambi — tra cui l’esclusione di Zamora — e perse 1-0 contro i padroni di casa in una partita che vide due gol spagnoli annullati per fuorigioco, uno dei quali sembrava una decisione catastroficamente errata. Il giornale francese L’Auto — predecessore di L’Equipe — scrisse che l’arbitro svizzero Mercet “sembrava essere costantemente il 12° uomo dell’Italia”, e successivamente fu sospeso a vita sia dalla Fifa che dalla Federazione svizzera.

Insomma l’Italia ebbe il suo Byron Moreno a favore.

La vittoria 1-0 in semifinale contro l’Austria fece parlare meno di arbitri (sebbene un austriaco affermasse che l’arbitro avesse spinto di testa una palla vagante verso un giocatore italiano) e più del pessimo stato del terreno di gioco che impedì agli austriaci, rinomati per il loro gioco di passaggi, di esprimere il loro miglior calcio. L’Italia fu anche fortunata che l’interno destro Karl Zischek sbagliò una gigantesca occasione sul finale.

“Il torneo lasciò un retrogusto amaro fuori dall’Italia”, scrisse Ian Morrison nella sua storia della Coppa del Mondo. “Non c’erano dubbi che l’Italia avesse vinto perché erano i padroni di casa, e il fanatismo locale aveva intimidito gli arbitri.” Possiamo essere sicuri che Pozzo fosse un allenatore leggendario, e Meazza un centravanti di classe mondiale. Ma il successo dell’Italia, in sé, era dubbio, al massimo. Comunque, avrebbero avuto una possibilità di dimostrare la loro supremazia quattro anni dopo, in Francia.”

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