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Juventus, Tuttosport: “Thiago Motta è un immaturo, sta facendo scuola guida con un’auto di lusso”

Il direttore Vaciago gli dà il benservito: “Ha frullato ruoli, formazioni, sicurezze, non ha costruito un gruppo. Riflettano i dirigenti sul suo futuro”

Juventus, Tuttosport: “Thiago Motta è un immaturo, sta facendo scuola guida con un’auto di lusso”
Db Torino 16/02/2025 - campionato di calcio serie A / Juventus-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Thiago Motta

Juventus, Tuttosport: “Thiago Motta è un immaturo, sta facendo scuola guida con un’auto di lusso”

Guido Vaciago, direttore di Tuttosport, è uno dei pochissimi (ma pochi pochi) che non si sono uniti al coro di adulazione nei confronti del nuovo corso della Juventus. È uno dei pochissimi a raccontare il disastro della Juve di Giuntoli e Thiago Motta (anche se lui non attacca il ds architetto del disastro). Definisce l’allenatore un immaturo.

Era un esame e la Juventus è stata bocciata. Ancora una volta. Tutte le volte che la squadra di Thiago Motta ha aff rontato una partita da non sbagliare, l’ha sempre disastrosamente sbagliata.

Il quarto posto può (anzi deve) salvare il bilancio, non la stagione. Il bilancio del progetto varato in estate è irreparabilmente negativo. E la ragione è proprio nella natura stessa del progetto: una squadra di immaturi affidata a un allenatore immaturo. Un po’ troppo per la maglia della Juventus che, con sette mesi di ritardo, Thiago Motta si è reso conto essere molto pesante.

All’inesperienza della squadra, Motta ha aggiunto la sua. Ha frullato ruoli, formazioni, sicurezze, non ha costruito un gruppo, ha capito tardi le difficoltà e le esigenze del contesto in cui si trova, tirando dritto con le sue idee anche dopo le prime musate. Resta un buon allenatore in potenza, uno che può anche diventare grande, ma sta facendo scuola guida e lo sta facendo con un’auto di lusso, che ha già ammaccato parecchio e rischia di lasciare malconcia. La totale mancanza di pragmatismo nei momenti chiave della stagione è una colpa gravissima quando siedi sulla panchina di una grande squadra.

Riflettano con grande attenzione, i dirigenti, se deve esserci anche Thiago Motta. Non è chiaro se ha ancora la squadra in mano, paradossalmente sarebbe ancora più grave se i giocatori lo stessero seguendo. Da notare che, ancora una volta, è stato lasciato
solo nel dopopartita, un’altra arrampicata sugli specchi, cercando di giustificare l’ingiustificabile, minimizzando uno 0-4 storico. L’umiliazione di ieri sera ha una portata devastante, un’onta che finisce dritta negli incubi collettivi di un popolo al fianco di poche altre sconfitte così brutte, almeno negli ultimi trent’anni, roba da museo, ma degli orrori. 

Thiago Motta e Giuntoli si dimettano, non c’entrano niente con la Juventus (il Napolista – di Giuseppe Alberto Falci)

La Juve è stata umiliata, ha toccato il fondo, è fuori da tutto e non raccontiamoci la favola del quarto posto perché questo scenario non dovrebbe essere preso come riferimento dalla squadra più titolata d’Italia.

Thiago Motta non ha alternative, deve semplicemente rassegnare le dimissioni. Ci auguriamo che la notte porterà consiglio e che la sconfitta segni definitivamente l’esperienza dell’italobrasiliano sulla panchina della Juventus. E lo stesso possa fare Cristiano Giuntoli, il regista dell’operazione Thiago e l’autore di un mercato che è stato un flop.

Non era difficile comprendere che sarebbe stata una disfatta. Chi conosce la Juve lo diceva a bassa voce da tempo ma è stato inascoltato. Di più: è stato considerato un nemico della Juventus.

Era insomma tutto scritto. E lo si sapeva da maggio scorso quando è stato cacciato Massimiliano Allegri. L’uscita di scena del tecnico livornese è stato il più grande errore commesso negli ultimi cinque anni perché Max ha capito più di altri cosa significhi la Juventus e la sua storia. Allegri incarnava nella stessa persona il ruolo di guida tecnica ma anche di dirigente ombra nel vuoto societario che si era creato.

In questo contesto si è arrivati a Thiago Motta, l’allenatore politicamente corretto che avrebbe dovuto far compiere il salto di qualità a Madama nel segno del giochismo. Arrivato in pompa magna, l’ideologismo di Thiago fin da subito è risultato incompatibile con l’ambiente Juve. Gli errori sono stati dunque diversi e reiterati: la fascia di capitano mobile, la gestione di Vlahovic, l’allontanamento dei giocatori con leadership, una comunicazione poco comprensibile.

Sia come sia, adesso non serve nuovamente dividersi in allegriani e anti-allegriani. Qui urge solo una reazione da Juve. Che significa ripartire da una serie certezze: restituire la Vecchia Signora a chi conosce il Dna bianconero, a chi non snatura la storia della squadra che fu di Gianni Agnelli. Raccontano che Giorgio Chiellini sia stato tenuto lontano dallo spogliatoio. Chiello ha tutti i requisiti per rivestire il ruolo di Team Manager, di anello tra lo spogliatoio e la società. Già, la società. Una società che è guidata da circa due anni da un governo tecnico – voluto dalla proprietà – che è stato utile dopo la tempesta delle plusvalenze. Ma chi conosce la politica è consapevole che gli esecutivi tecnici siano funzionali all’emergenza, dopodiché devono essere sostituiti da chi è legittimato dall’elettorato, in questo caso rappresentato dalla tifoseria. Già, i tifosi. I tifosi sognano alla presidenza Alessandro Del Piero, Michel Platini o al più il ritorno di Andrea Agnelli. E come allenatore un tecnico che riparta il motto bonipertiano: vincere è l’unica cosa che conta. La rivoluzione o ricostruzione passa da qui. Parola di juventino vero.

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