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“La normalità è un’invenzione di chi è privo di fantasia”, Alda Merini aveva già spiegato Conte a Napoli

La discussione sui meriti dell’allenatore e sul suo futuro mi hanno riportato alla memoria l’incontro in treno con un napoletano innamorato e deluso dalla sua città

“La normalità è un’invenzione di chi è privo di fantasia”, Alda Merini aveva già spiegato Conte a Napoli
archivio Image / Spettacolo / Alda Merini / foto Clemente Marmorino/Image

“La normalità è un’invenzione di chi è privo di fantasia”, Alda Merini aveva già spiegato Conte a Napoli

“A Napoli niente è normale, per questo ai napoletani tutto sembra normale”. Una decina d’anni fa incontrai in treno, durante un viaggio da Firenze a Napoli, un professore di matematica in pensione. Lui tornava da Bologna dove aveva fatto visita alla figlia che lì si era stabilita per lavoro, io tornavo a casa per qualche giorno di vacanza. Capitai accanto a lui in un Frecciarossa (forse allora si chiamava Eurostar) non ancora invaso come oggi da pendolari con in tasca una prenotazione airbnb e nella testa una sfogliatella, un pasta-patate-e-provola, un selfie al murale di Maradona e ciao.

Evidentemente il mio status di emigrante in comune con la primogenita gli aveva sciolto ogni riserbo. “Le pare normale – mi dava del lei come solo i professori di liceo di un tempo – costruire tutte quelle case accanto a un vulcano potenzialmente attivo? Le pare normale parcheggiare l’auto in divieto di sosta, pagare un parcheggiatore abusivo per ritrovarla intatta e allo stesso tempo rischiare la multa? Le pare normale andare in tre, quattro su uno scooter senza casco? Le pare normale che ogni 31 dicembre si debba rischiare la vita per festeggiare l’arrivo di un nuovo anno? Le pare normale che un ragazzo o una ragazza di 20-30 anni debbano andare via da Napoli per trovare un lavoro onesto e ben pagato?”.

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Mi fermo qui perché le domande retoriche su Napoli e la “normalità” andarono avanti per un bel po’ di tempo, fino alla vista della campagna umbra dai finestrini. Io lo ascoltavo alternando movimenti orizzontali e verticali con la testa, senza pronunciare una parola. Cosa avrei potuto dire davanti a un uomo così innamorato e deluso dalla sua città? “E allora per vedere mia figlia e il mio nipotino ogni mese salgo sul treno e faccio su e giù. A Napoli niente è normale, per questo ai napoletani sembra tutto normale”. Mi salutò con questa frase poco prima che il treno imboccasse la stazione di piazza Garibaldi.

Quell’anziano professore di matematica mi è venuto in mente ascoltando le parole di Antonio Conte subito dopo la vittoria contro la Fiorentina e leggendo Massimiliano Gallo riflettere sulla “anormalità” dell’allenatore salentino sulla panchina del Napoli e sulla sua possibile partenza a fine campionato. È vero, quello che sta facendo Conte è qualcosa di straordinario: resistere, rilanciare a ogni difficoltà (compresa la partenza a gennaio del calciatore più forte in rosa) e rimanere lassù in classifica è una capacità che solo i veri leader hanno. Se fosse eletto segretario del Pd sono sicuro che riuscirebbe a vincere le elezioni facendo giocare nella stessa squadra anche Elly Schlein e Stefano Bonaccini. Ma lui di lavoro fa altro e viene pagato anche bene per farlo. E allora, tornando alla questione iniziale, prendo in prestito una frase di Alda Merini, poetessa che non penso sia mai stata su un campo di calcio: “La normalità è un’invenzione di chi è privo di fantasia”. Ecco, io non lo so (e neanche mi interessa saperlo) se sia “normale” quello che Conte sta facendo a Napoli: in fondo non lo sono mai state nemmeno le giocate di Maradona o quelle di Kvara, tanto per citare gioie e dolori più o meno recenti. Fa parte del gioco. So invece che la fantasia del tifoso va al 25 maggio, a qualcosa (non dico cosa) da festeggiare. E se Conte dopo decidesse di andare via, pazienza. In fondo “a Napoli niente è normale, per questo ai napoletani sembra tutto normale”.

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