“Converte la forza verso il basso in un movimento in avanti. E rispetto alle piste di oggi restituisce il 20% di energia all’atleta”. E’ in attesa di approvazione di World Athletics

Tempo fa uno studio condotto per World Athletics concluse che 9,27 secondi rappresentano il limite massimo delle prestazioni di un uomo che corre i centro metri. E allora, visto che l’uomo non possiamo (non ancora) migliorarlo, perché non migliorare le piste? Ed ecco fatto: in un laboratorio appena fuori Cambridge, l’hanno fatto. Dicono che faranno scendere l’uomo sotto i nove secondi.
Dopo quasi tre anni di lavoro con un team di esperti britannici in fisica, matematica, ingegneria elettrica e meccanica, chimica e produzione, ecco la prima pista digitale “intelligente” al mondo. Non solo i suoi sensori possono fornire una serie di dati in tempo reale che potrebbero rivelarsi rivoluzionari per atleti, allenatori, tifosi e media, ma i primi test hanno evidenziato un ritorno di energia che è circa il 20 percento superiore rispetto alle piste esistenti.
“Vediamo come le scarpe da corsa si siano evolute molto, i metodi di allenamento e l’alimentazione… ma una cosa che non è cambiata molto è la superficie della pista, che non è cambiata per circa 60 anni, dalle Olimpiadi del 1968”, dice Alvina Chen, fondatrice e Ceo di Feldspar. “Con la nostra pista, prevediamo che sarà il 20 percento più veloce della pista olimpica di Parigi, a seconda delle capacità degli atleti e delle condizioni esterne. La nostra visione è che la pista diventi lo standard universale in tutto il mondo. Abbiamo la superficie di corsa più veloce al mondo“.
Sono già stati svolti dei “colloqui positivi” con la World Athletics per una potenziale ratifica della “super pista” di Feldspar. Secondo il Telegraph, che l’ha “sperimentata”, “la differenza è sorprendente. C’è notevolmente meno impatto per il corpo e un rimbalzo in avanti più senza sforzo. Ricorda immediatamente il contrasto tra le normali scarpe da corsa e le “super scarpe” rinforzate in carbonio che hanno rivoluzionato la corsa di lunga distanza”.
Come fa la pista a essere così veloce? “Se lasciassi cadere un oggetto sulla nostra pista – spiega Chen – non tornerebbe subito su, si muoverebbe in avanti. Converte la forza verso il basso in un movimento in avanti”.
La superficie superiore è “gomma e composito”, un “materiale naturale che viene utilizzato nei poligoni di tiro per catturare i proiettili” e l’estrazione mineraria per proteggere i contenitori di metallo. C’è poi l’importantissimo sistema a sbalzo angolato, che aiuta attivamente a trasformare l’energia verso il basso in slancio in avanti. Qui, c’è una miscela di fibra di vetro, resina epossidica e somerset, così come circuiti stampati riciclati a cui è possibile aggiungere sensori. Vari metalli, acrilici e fibre sono stati sperimentati in tutte le diverse forme nel tentativo di sviluppare una struttura che restituisse al meglio l’energia all’atleta. Non viene creata artificialmente alcuna “nuova” energia e, secondo i test, la struttura restituirà il 90 percento di quella che un corridore ha prodotto naturalmente, rispetto al 70 percento circa di oggi”.