“Il vecchio Psg sarebbe crollato almeno una dozzina di volte. Luis Enrique sta cambiando il tessuto stesso di cui è fatto questo club”

Sì, Donnarumma. Ma se tiri le somme di tutti i commenti della stampa sportiva internazionale il vero eroe di questo “brand new” Psg è uno: Luis Enrique. Lo scrivono un po’ tutti, ma meglio di tutti come spesso succede lo fa Jonathan Liew sul Guardian: il Psg è passato anche per “un calmo senso di vocazione che non è mai stato il vero segno distintivo di questa squadra. Il vecchio Paris sarebbe crollato una dozzina di volte: sconfitto da Alisson la scorsa settimana, convinto del proprio destino avverso. In questo senso, e in molti altri, Luis Enrique sta cambiando il tessuto stesso di cui è fatto questo club”.
Il Guardian scrive proprio di “rivoluzione culturale”, rappresentata dal lavoro estenuante di Vitinha, fino ai recuperi difensivi Dembélé e Kvaratskhelia conditi da inedite esultanze.
“Per coloro che non hanno familiarità con il lavoro di Luis Enrique, forse nemmeno sicuri di quale canale trasmetta la Ligue 1 in questi giorni, questa è stata davvero la più notevole delle trasformazioni: sostenuta da galloni di denaro qatariota, ovviamente, ma anche da una chiarezza di intenti, da un cambiamento radicale nella cultura e, a volte, da una pura e brutale volontà”.
“Molti grandi allenatori hanno provato e fallito nel rifare questo santuario dell’interesse personale, della decadenza delle celebrità, del consumo per il gusto del consumo, delle feste di compleanno delle sorelle. Ma qui, nelle avversità, Parigi è rimasta unita, ha combattuto insieme, ha pensato insieme. Era come se il franchise di James Bond fosse stato riavviato senza Bond: ripensato come un pezzo corale su analisti, traduttori ed esperti di sicurezza informatica dell’MI6 che lavorano davvero duro”. Senza eroe. Tutti eroi.