L’arbitro protagonista a San Siro tra la spinta di Lautaro, Bisseck che si aggrappa a Zeroli, Inzaghi che entra in campo. L’Inter gode dell’immunità

FALLI DA DIETRO (rubrica nata nel 2008. Le rubriche omonime nate successivamente sono imitazioni)
COMMENTO ALLA 28° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2024-25
Anima e core.
Il tifoso sentimentale.
Abbiate fiducia. Lasciatemi fare.
Il condottiero realista.
Lasciatemi fare e, se possibile, non rompete.
Anema e core.
Ma anche brividi e sofferenza.
Forse sarrà ca ‘o chianto è doce,
forse sarrà ca bene fa.
Abituarsi a questo Napoli bifronte da commedia plautina o goldoniana.
Due gemelli. L’uno spavaldo, l’altro timido.
Il primo tempo stradominato.
Non solo il gigantesco Piedone. Ma anche un indemoniato Jack.
E un monumentale Scott al fianco di Gilmour e di Spina ritornato magicamente nella condizione di quando ci regalò l’Europeo.
La ripresa più volte insicura e tremante.
Con una Viola che pressa con muscoli e determinazione, pur reduce dalla trasferta di Atene di appena sessanta ore fa. Al diavolo le teorie sull’affaticamento da coppe.
E quei cinque minuti finali interminabili nella trepidazione di una nuova beffa.
Ma la prima delle undici finali è andata.
Il Feroce salentino ha ragione. Fa passare per normale ciò che normale non è.
È riuscito a far brillare l’ottone che passa il convento.
Che poi proprio ottone non è.
Non è ottone il gol di Billing nel finale di sette giorni fa.
È grazie a quel gol che oggi ci è consentito di essere ancora in corsa.
Non è ottone Gilmour inserito per sostituire Zambo.
E rivelatosi indispensabile doppio di Charlie Brown, che così può rifiatare in un momento per lui non brillante.
Non è per niente ottone Jack che svolazza a non più di tre metri da Piedone e che in quella posizione si esalta.
Ora voglio godermi la giornata di domenica.
A ora di pranzo il Venezia. E poi con calma l’attesa del big match di Bergamo.
Perché la Dea è lì. Ora più che mai.
È andata un attimo a Torino, ha preso a sculacciate la Vecchia immatura ed è tornata a casa.
Ora aspetta Inzaghino e sembra minacciarlo: adesso tocca a te.
Destino parallelo per le milanesi.
Entrambe sotto di due gol.
Entrambe vincitrici con il punteggio di 3-2.
Musica per le orecchie del malpensante. Calcioscommesse, per caso?
Il mercato Parziale-Finale dalle quote molto appetitose.
Il Diavolo, reduce da tre sberle consecutive, al Via del Mare sembrava proprio pronto per la quarta. E forse la meritava. Perché è ridotto davvero male.
Doppietta del montenegrino Nicola Krstovic, fromboliere implacabile ormai maturo per palcoscenici più nobili.
Conceicao disperato non sa che pesci pigliare.
Poi si ricorda di Leao in panchina. Lo butta nella mischia e il portoghese cambia letteralmente la partita. Suoi i cross per i due gol su azione.
Un autentico tornado sulla fascia sinistra.
Le fasce.
Sono la motivazione di una sofferta e insperata vittoria.
Con l’ingresso di Leao, a sinistra e Capitan America Pulisic a destra da dove travolge la difesa leccese completamente in bambola.
Giampaolo si morde le mani. L’aveva preparata bene e stava facendo l’impresa, con sprazzi di gran calcio. Poi il crollo psicofisico improvviso e inspiegabile.
Che meraviglia. Il trionfo del calcio italiano a San Siro.
Monza spaventa San Siro in vantaggio di due gol.
Ma mica siamo in Baviera. Dove al Bochum fanalino di coda è permesso di battere in casa il Bayern capolista.
Certo, l’Inter sceso in campo nella ripresa ne avrebbe potuti fare dieci ai brianzoli, tanto era il divario. Per carità.
Ma il malpensante ama non trascurare altri aspetti.
L’arbitro di San Siro decide di fare l’arbitro.
E non fischierà più nulla ai nerazzurri.
Significativo un episodio.
Kevin Zeroli ventenne di sangue keniano di Busto Arstizio recupera un pallone e se ne va.
Bisseck deve essere un suo fan.
Lo rincorre per un selfie. Ma quello scappa.
Allora gli afferra un braccio e lo trascina per una ventina di metri, ma non riesce a fermare la grinta del ragazzo.
Allora gli chiede di cedergli la maglia per ricordo.
Gliela allunga in tutta la sua elasticità almeno di due metri dalla schiena.
L’arbitro non vede nulla.
Nesta sì.
Ma non ne ha facoltà. Ammonito.
Zeroli successivamente sarà anche pesantemente pestato da Acerbi.
Immunità.
Inzaghino può arrivare indisturbato fino a centrocampo per dare indicazioni ai suoi.
Il quarto uomo lascia fare.
E siamo al gol della vittoria interista.
Che nasce da un plateale spintone del Toro della Pampa ai danni del Kiria brianzolo.
Ma c’è di più.
Il tiro è respinto da Turati. Angolo per l’Inter.
Ma ecco che trilla l’orologio dell’arbitro. E’ gol.
Al Var giusto il tempo per correggere il cartoon del pallone oltre la linea di porta.
Marotta decide per 12 millimetri al di là della riga. Perché lui è un signore.
Gol assegnato.
Ribaltone interista.
Vittoria pazzesca.
Vittoria del calcio romantico di cui tanto si sentiva la mancanza.
Il calcio romantico.
Quello raccontato con colta ironia da Pizzul, ad esempio.
Oggi lo sostituisce un ex difensore con panza e sciatica e un mister analfabeta che non trova una squadra da allenare nemmeno in promozione.