All’Equipe: «Rimango impassibile, un po’ sorpreso, per non arretrare di fronte a questa intimidazione. Non ho nemmeno avuto il tempo di dirgli che non assegnavo il rigore»
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L’Equipe ha intervistato Benoît Millot, 43 anni, l’arbitro che domenica ha diretto la partita tra Lione e Brest (2-1). È stato lui a subire la crisi di nervi dell’allenatore del Lione, Paulo Fonseca (ex Milan). Tutto nasce da un controllo Var su un possibile rigore da assegnare al Brest. Evidentemente la scelta dell’arbitro non è piaciuta a Fonseca che ha, senza alcun dubbio, reagito come mai nella vita si dovrebbe.
L’arbitro aggredito da Fonseca: «Non ho nemmeno avuto il tempo di dirgli che non assegnavo il rigore»
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Cosa è successo all’inizio con Paulo Fonseca? Prima un cartellino giallo, poi uno rosso:
«L’ammonizione del primo tempo (43′) è arrivata dopo un calcio di punizione del Brest non lontano dalla zona tecnica del Lione. Lui è piuttosto espansivo… Questo mi spinge ad andare da lui nel tentativo di placarlo. Niente di meno, niente di più. Con un rapido scambio di battute per cercare di capire cosa potesse motivare il suo fastidio. Quando penso che la situazione potrebbe calmarsi, lui si agita di più.
Lo lascio e lo ammonisco per questo atteggiamento. Il secondo tempo si presenta con questa possibile situazione di rigore. È presente un controllo di assistenza video. Vado a vedere io stesso questa situazione cruciale sullo schermo. Ma non ho davvero il tempo di uscire dal controllo video… Lui mi salta addosso con un atteggiamento intimidatorio e decido di escluderlo direttamente. Non si è trattato di un secondo giallo, bensì di un’espulsione diretta».
Ed è allora che perde la pazienza…
«La situazione continua a sfuggire di mano. Ha un atteggiamento ancora più impressionante, come se cercasse di sferrare un pugno. Una testata. Rimango impassibile, un po’ per la sorpresa, ma soprattutto per non arretrare di fronte a questa intimidazione. I giocatori vengono a respingerlo, credo anche le guardie di sicurezza e forse anche i membri del suo staff. Poi si ritira per tornare una seconda volta… E poi finalmente esce dall’area tecnica. Non ho nemmeno avuto il tempo di far sapere la decisione finale che si è rivelata non assegnare un rigore (al Brest)».
Le vostre teste sono comunque venute a contatto:
«Sembra che ci sia un leggero contatto del naso, per essere precisi… Con un effetto sorprendente, un atteggiamento particolarmente intimidatorio e aggressivo, che difficilmente si può immaginare da parte di un allenatore professionista. Ho cercato di reagire stando dritto come una I. Come sono riuscito a mantenere la calma?
Siamo strutturati e professionali. Ciò significa che siamo supportati, in particolare, da approcci mentali e psicologici, che ci permettono di trovare piccole chiavi per disinnescare i conflitti e cercare di non aggravarli.
Ma non era facile perché il suo atteggiamento era più che vendicativo. E purtroppo il rischio è che si verifichi un effetto emulativo sui campi del fine settimana successivo. Se un grande allenatore si comporta così, nel calcio dilettantistico diremo: “Posso farcela anch’io”. La scorsa settimana (con le accuse al presidente del Marsiglia Pablo Longoria), si è trattato di un attacco morale quando si è affermato che gli arbitri potrebbero essere corrotti. Ed è qui che entra in gioco l’aspetto dell’intimidazione fisica».
Sei scioccato?
«Ciò che mi riporta a questo momento sono tutti i gesti di affetto e sostegno che ho ricevuto dal mondo del calcio, professionistico e amatoriale. Come Jérémy Stinat (arbitro di Auxerre-Marsiglia, 3-0, 22 febbraio). Fondamentalmente sto bene. Ma quando rivedrò le foto, potrei rimanerne impressionato. Potrei trovarlo pesante. In ogni caso non possiamo tollerare comportamenti del genere. Arbitrare il prossimo fine settimana? Nessun problema. Ve l’ho detto: siamo preparati. Ci sono alcuni elementi che colpiscono più di altri. Questo ne fa ancora parte. Sono fortunato ad avere un po’ di esperienza, anche se è la prima volta».
Volete una sanzione esemplare per Fonseca?
«Non è un mio desiderio. Potrebbe sembrare un discorso convenzionale. Ma c’è una commissione disciplinare che è lì per decidere con la sua anima e coscienza, basandosi in particolare sui verbali. Ma quello che abbiamo visto non è positivo per il calcio. Con il rischio che questo fenomeno si estenda anche al mondo amatoriale. A livello professionistico, i limiti del campo sono assicurati. Ma nel mondo amatoriale sei a portata di schiaffo, di pugno o di calcio».