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L’arbitro si chiama Sozza. Qui ha ragione Franceschini a invocare il cognome materno

Billing non fa in tempo a entrare, che l’arbitro lo punisce esagerando assai. Non è mai rigore quello lì, mai.

L’arbitro si chiama Sozza. Qui ha ragione Franceschini a invocare il cognome materno
Mg Bergamo 28/02/2022 - campionato di calcio serie A / Atalanta-Sampdoria / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Simone Sozza

FALLI DA DIETRO (rubrica nata nel 2008. Le rubriche omonime nate successivamente sono imitazioni)
COMMENTO ALLA 30° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2024-25

Oro.
Alla fine questi tre punti diventano oro.
Dopo venti minuti mi ero già mollemente addivanato.
Io che di solito la partita la soffro tutta in piedi azzeccato al video a malamente mimare i gesti atletici dei protagonisti.
Un primo tempo di pura accademia, di dominio totale.

Il ritorno di Ferribbotte Neres consente il ritorno al modulo naturale.
E tutto scorre liscio.
Pur nell’assenza di Scott.
Pur nell’obbligato ricorso a uno Zambo non al meglio.
Pur in seguito alla reiterata proposta farlocca di Anema e core, idea rubata al poeta Tito Manlio.

Poi alle ore 22 di una domenica in ferie, inizia la ripresa.

Conceicao si ricorda di Leao e il Diavolo muta d’aspetto e di pensier.

Billing non fa in tempo a entrare, che l’arbitro lo punisce esagerando assai.
Non è mai rigore quello lì, mai.
Ma l’arbitro si chiama Sozza.
E qui ha ragione Franceschini a invocare il cognome materno. Nella speranza che in questo caso non sia Porca.
Tira il gioiellino Gimenez.
L’Albatros si stende il lungo sulla sinistra e abbranca.
Poi dicono.

Il Diavolo spinge.
Il Napoli non ne ha più.
Nelle gambe e nella testa.
Polinapoli regge stracco con lingua penzoloni.

Charlie Brown, dal novello trapiantino su consiglio del mister, esce stremato.
Il Feroce Salentino non ha più mediani.
E qui la differenza con la panchina interista si mostra in tutta la sua drammatica evidenza.

Il Napoli crolla.
Tocca alzarsi dal divano e di nuovo zompettare in danza propiziatoria davanti al video.
Accorcia Jovic.
Per dieci minuti d’inferno.
Vedere Maignan a centrocampo che fa da regista è un incubo.
Ma alla fine il Napoli la porta a casa.
Tre punti d’oro.
Siamo ancora lì. Possiamo ancora dare fastidio.

Che poi non è che l’Inter abbia proprio passeggiato contro i friulani.
A San Siro è una partita fotocopia.
Primo tempo in scioltezza per i nerazzurri.
Ripresa in affanno. Accorcia Solet.
E Inzaghi, il re dell’area tecnica, frenetico che a stento trattiene il suo impulso di entrare in area e dare una mano.

Non è che la prima volta di Tudor sia una cascata di perline colorate.
Il serbo rientra nella vita della Vecchia con una valigia di perplessità. E deve ringraziare Kenan Yildiz, che con un gol spettacolare illumina l’Allianz Stadium.
Roba da autentico fuoriclasse.

La rete – tra l’altro – nasce da un’intuizione dello stesso Tudor che, su una rimessa laterale con furbizia, serve subito il pallone a Koopmeiners, avviando l’azione del gol.

Ma anche la Vecchia gioca bene il primo tempo, e soffre un po’ nella ripresa.

Per non parlare della Dea che a Firenze deve dire addio ai sogni impossibili.

Comunque una giornata che non cancella l’immagine del gol tedesco mentre Donnarumma redarguisce la difesa.
Sono sempre più convinto di una cosa.
Questa è una roba orchestrata dai nostri per evitare che ai tedeschi venga in mente di proporci un’alleanza bellica con loro.

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