La Fondazione Jdentità Bianconera risponde: «È così che si fa giornalismo in Italia? Non abbiamo alcuna talpa a Dazn, abbiamo persino disdetto gli abbonamenti»

La Fondazione Jdentità Bianconera era stata “accusata” in questi ultimi giorni di aver mandato un esposto alla Procura federale con l’audio incriminato dell’espressione blasfema di Lautaro Martinez, che avrebbe dovuto costargli delle giornate di squalifica e quindi l’assenza contro Genoa e Napoli. Quest’oggi, in una nota pubblicata sulla propria pagina, l’associazione ha voluto smentire qualsiasi collegamento con la questione. O meglio, ha voluto smentire il possesso dell’audio che avrebbe poi permesso alla Procura di aprire un’indagine più approfondita e comminare una sanzione amministrativa all’argentino, “assolto” invece sul piano della squalifica poiché nulla era pervenuto in sede del Giudice sportivo.
Lautaro, l’associazione juventina: «Non possediamo alcun audio»
Di seguito un estratto di quanto si legge nella nota emessa:
«In data 17 febbraio, abbiamo inviato alla Procura Federale una segnalazione, sottoscritta dal nostro Collega Andrea Pietropaoli, avente ad oggetto la condotta del capitano della FcInternazionale Milano Lautaro Martinez, ripresa dalle telecamere dopo il fischio finale di Juve Inter, disputata domenica 16. Alla suddetta segnalazione non veniva allegato alcun audio!
Ovviamente la Fondazione non è in possesso dell’audio che proverebbe senza ombra di dubbio le esatte parole pronunciate dal centravanti nerazzurro: non siamo i broadcaster ufficiali dell’evento; non abbiamo “talpe” a Dazn (rivendichiamo persino, con orgoglio, di averne disdettato l’abbonamento, figuriamoci se ci potrebbero mai passare del materiale così scottante!);
non siamo collegati direttamente alla Juve (e, pertanto, non abbiamo accesso al materiale eventualmente captato dai microfoni presenti a bordo campo: l’Allianz Stadium è uno degli stadi più tecnologicamente avanzati in proposito, basti pensare ai Daspo dati ai tifosi che hanno profferito insulti contenenti discriminazioni territoriali, captati dalla suddetta avanzatissima strumentazione). Pertanto, siamo rimasti basiti dalla ricostruzione fatta dalla giornalista della Gazzetta e presa per buona, acriticamente, da molti professionisti del settore, con tutte le nefaste conseguenze all’immagine della Fondazione e dei professionisti con la quale collabora. È così che si fa giornalismo in Italia?»