La Serie A non domina più. I campioni del 2006 giocavano tutti in Italia. Oggi la tendenza è diversa.

L’Equipe ha guardato la rosa della Francia e quella dell’Italia e ne ha tratto una conclusione quasi scontata. “Non è chiaro se sia il clima, la gastronomia o la riluttanza degli osservatori inglesi, ma i giocatori italiani hanno spesso difficoltà ad attraversare la Manica. Raramente vanno in Inghilterra o altrove, e basta guardare la Francia: quindici dei 23 convocati questa settimana da Didier Deschamps giocano all’estero, e sono solo cinque dei 25 selezionati da Luciano Spalletti“.
Difficile stabilire la dinamica di questo “fenomeno”. Di certo “l’aria di casa” non può spiegare tutto, né può essere un alibi per i pochi successi ottenuti. “Nel 2006, – e lo ricorda l’Equipe – nella Nazionale italiana campione del mondo, tutti e 23 giocavano in Italia“.
Pochi italiani giocano all’estero: il dilemma dell’Equipe
Domani sera contro la Germania potrebbero essere appena tre o quattro gli italiani che giocano all’estero. Cosa che potrebbe far pensare che il fenomeno si è invertito. Ci sarà sicuramente Donnarumma, “che ha seguito le orme dei connazionali Thiago Motta e Marco Verratti al Psg“. In difesa Riccardo Calafiori, arrivato all’Arsenal dopo una stagione strepitosa con il Bologna e Tonali a centrocampo. Forse potrebbe esserci anche il terzino sinistro Destiny Udogie, che ha lasciato l’Udinese per il Tottenham quasi due anni fa.
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Tra gli italiani che giocano all’estero c’è anche Chiesa che però “fatica a trovare il suo posto al Liverpool” e quindi non sarà in nazionale. O anche Gnonto, “su tutti i media fino allo scorso autunno“. Poi è scivolato in Championship e quindi dimenticato quasi da tutti.
“Con la Serie A, dominante negli anni ’90 e 2000, che non domina più il continente, gli italiani sono più propensi a guardare oltre i propri confini, anche se non sempre sono i più ambiti. Spesso è più costoso ingaggiare un giocatore da un grande club italiano, come la Juve o l’Inter. Per chi osa fare il grande passo, il beneficio è spesso evidente al ritorno in Italia, temprato fisicamente e abituato ai ritmi serrati della cultura britannica, dove ogni allenamento è una battaglia. L’ultimo arrivato, Cesare Casadei, aveva 19 anni quando ha firmato per il Chelsea nel 2022, e non si pente del viaggio nonostante sia stato ceduto in prestito al Reading e poi al Leicester in seconda divisione. Poco più di un mese dopo il suo arrivo al Torino, a inizio febbraio, è diventato un nuovo nazionale“.