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L’omerico viaggio di Conte per lo scudetto è come il viaggio del quadro di Antonello da Messina

Conte, come quell’uomo di Antonello che affronta il mare in tempesta, non scappa di fronte alle cessioni di gennaio e rilancia alla Obama: “yes we can”

L’omerico viaggio di Conte per lo scudetto è come il viaggio del quadro di Antonello da Messina

L’omerico viaggio di Conte per lo scudetto è come il viaggio del quadro di Antonello da Messina

Oggi mi è capitato tra le mani Il sorriso dell’Ignoto Marinaio di Vincenzo Consolo, nella edizione Oscar Mondadori, in copertina l’omonimo ritratto di Antonello da Messina. Lui, quasi come Monna Lisa: sguardo e sorriso misteriosi, identità incerta. Mi sono fermato su quel volto che ti segue da ogni angolo da cui lo prendi, anche se il libro ti scappa di mano e cade a terra o si infila in alto a destra nella libreria e mi sono chiesto: a chi somiglia quel volto luminoso di uno che molto ha visto e molto intuisce?

Oggi, un qualsiasi giovedì di marzo di una incipiente primavera, tra la Fiorentina e il Venezia, somiglia a quello lì che dice: se vogliamo, possiamo.

Antonello come Antonio ha quel sorriso pungente ed amaro, sornione, di uno che molto ha visto e molto intuisce. Un sorriso enigmatico e allusivo, consapevole e ironico, malinconico, pur nell’eco di una avvertita soddisfazione.

Lo sguardo dell’Ignoto Marinaio dalla Rocca di Cefalù verso le Eolie, è uguale a quello del Mister che, inquadrato a inizio partita, scruta il manto verde perdendosi in dissolvenza verso la porta: entrambi con quegli occhi virili che irrompono sotto l’arco del sopracciglio, sono chiusi, sospettosi, sofisti, amano contraddirsi e contraddire, complicare le cose con l’astuzia e risolverle con secco intelletto.

Antonio, come mi piace immaginare sia stato anche l’Ignoto Marinaio, non è il migliore di tutti, ma ha un coraggio innato delle proprie azioni, anche se sbagliate, ben sapendo che non sono le nostre capacità a dimostrare quello che siamo ma le nostre scelte. Conte, come quell’uomo di Antonello che affronta il mare in tempesta, è uno che sceglie di non scappare di fronte alle cessioni di gennaio, agli infortuni di febbraio, ai cinque stop consecutivi e ai rumors di primavera ma al contrario rilancia e parla come Obama, Yes we can.

Il viaggio del quadro di Antonello da Messina, scoperto per caso a Lipari, montato come sportello di un mobile da farmaci fino al Museo Mandralisca, dove oggi si trova, è omerico, cosi come il viaggio di Conte per lo scudetto, peregrinare irto di pericoli che profuma di sogni e libertà. E chi se ne frega se poi a fine anno, come Spalletti, andrà via per altri lidi.

Tanto tutti sappiamo che ciò che piace del calcio è la sua libertà, cosi simile alla grande arte: le regole ci sono e vanno osservate ma il campione, anche se in panchina, sa quando trasgredirle perché, per dirla con Pasolini, il capocannoniere è sempre il migliore poeta dell’anno.

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