Dalla sera in cui ribaltò la partita con la Juventus. Ha segnato a Milan, Atalanta, Roma e Fiorentina. È a quota nove

Lukaku e la sua astinenza più lunga, non segna da 471 minuti (Gazzetta)
Lukaku e il gol. Non segna da Napoli-Juventus e senza i suoi gol (nove) la squadra di Conte non vince più.
Ne scrive la Gazzetta dello Sport con Antonio Giordano:
E pazienza che Romelu Lukaku si sia imbattuto nella sua crisi d’astinenza più lunga della stagione: lui è si fermato a Madame, ribaltata con un suo rigore al 69’ del 25 gennaio. Sono 471 minuti, in teoria una eternità e in pratica, perché è giusto che il bicchiere vada visto mezzo pieno, un dettaglio esistenziale per chi ha preso a ceffoni (calcistici) il Milan e l’Atalanta, la Roma e la Fiorentina, tutta bella gente di questo campionato nel quale gli manca soltanto un gol per andare in doppia cifra e gliene servono cinque per toccare quota 400.
Lukaku: «Sono più magro oggi che all’Inter. Odiavo giocare spalle alla porta, sono cambiato per Conte» (l’intervista al Corsport)
Romelu Lukaku intervistato da Ivan Zazzaroni direttore del Corriere dello Sport.
«Prima di conoscere Conte odiavo farlo».
Odiavi fare cosa?
«Giocare spalle alla porta. Al Chelsea lui fu molto chiaro: “Se non migliori questo aspetto non puoi giocare con me”. Zero alternative. Lo devo ringraziare perché quello che era il mio punto debole si è trasformato in una qualità».
Giocare in quel modo ti toglie tanti gol.
«Non credo, la strada giusta per arrivare in porta si trova sempre. Adesso giochiamo con due punte, ma fino a poco tempo fa ero in mezzo da solo. Io cerco sempre di essere dominante, se sono dominante il gol lo faccio e comunque aiuto i compagni negli inserimenti».
Una costante della tua carriera è il tema del peso. Come se tutti si preoccupassero dei chili di Lukaku.
«In Inghilterra avevano una percezione sbagliata. Per loro ero lazy, pigro. E io non ho mai reagito agli attacchi, alle critiche. Parlo pochissimo, lascio fare. Sono uno che fa il suo lavoro e poi va a casa dai figli. In Italia il giudizio si è capovolto di 180 gradi. Io un lavoratore».
Nei giorni scorsi ho rivisto alcune immagini dell’anno dello scudetto interista e devo dire che avevi lo stesso fisico di oggi.
«Ora sono meglio di allora. All’Inter ero centouno chili, qui a Napoli novantanove. Ma il mio peso forma è centodue. Novantanove, e non so perché».
A Napoli non è semplice dimagrire.
«Alla mattina non mangio mai, seguo una dieta ferrea».
Hai detto che del Napoli ti piace soprattutto il fatto di rappresentare un popolo intero.
«È davvero stimolante, qui a Napoli tutto mi riporta alla squadra, alla passione. Il magazziniere tifa Napoli, il cuoco e gli impiegati anche. L’energia che la gente trasmette è incredibile».