La Faz ricorda i metodi quasi di tortura dei coniugi Károlyi la coppia di allenatori che quasi uccise Nadia Comaneci e che poi fu esportata anche negli Stati Uniti

Nadia Comaneci e la ginnastica del terrore che subiva in Romania. Le intercettazioni dei servizi segreti
La notizia del processo all’allenatrice della Nazionale di ginnastica ritmica Emanuela Maccarani per presunti maltrattamenti contro le sue ex atlete è una novità, ma va letta in un contesto “antico”, persino storico. La ginnastica e la violenza sono storia di questo sport. Gli abusi non sono un caso isolato in Italia, sono stati endemici un po’ ovunque. E quando si parla di questo non c’è dubbio che tutto riporti ad un nome a suo modo leggendario: Károlyi, Béla e Marta Károlyi.
Una storia che ricorda la Faz, con un bell’approfondimento che parte da un libro che – utilizzando i file del servizio segreto rumeno Securitate – ripercorre la carriera di Nadia Comaneci. I suoi allenatori, i e Károlyi appunto, furono monitorati da una fitta rete di informatori e intercettazioni telefoniche. Soprattutto Béla, che fin da subito i servizi segreti consideravano una persona con “deficit morali”.
Il loro era un vero e proprio modello, fatto di terrore e punizioni corporali. “Terrorizza i ginnasti e agisce con una brutalità che contraddice tutti i principi pedagogici. Le ragazze venivano a volte picchiate fino a fargli sanguinare il naso e costrette a sottoporsi a un addestramento punitivo fino al completo sfinimento”, ha riferito l’informatrice Daniela alla Securitate a proposito di Béla nel 1972-1974.
A quel tempo, i coniugi Karoly lavoravano già da alcuni anni presso la scuola di ginnastica Onesti, dove si era allenata anche Nadia Comaneci. Marta e Béla erano insegnanti di educazione fisica senza alcuna competenza in ginnastica artistica. Károlyi isola completamente i ragazzi e perfino ai genitori non viene consentito l’accesso al complesso sportivo. Il direttore della scuola Gheorghe Brasoveanu racconta degli anni 1974-1975: “Diversi genitori scrissero all’associazione di ginnastica e agli insegnanti perché Béla Károlyi picchiava i bambini e li insultava continuamente con parole come: stupidi, tonti, grassi, sporchi, vacche. Le ragazze non hanno voluto confermare questa notizia perché Béla le ha minacciate dicendo che sarebbero state cacciate dalla squadra”.
Anche il medico Teofil Dragomir racconta di continui insulti e umiliazioni: “mucca stupida, animale grasso, cosa inutile”. Il coreografo Géza Pozsár racconta: “Marta afferrava forte le ragazze per il collo. E le schiaffeggiava spesso. Le ragazze avevano i segni degli anelli sulle guance“.
Con il passare del tempo, il carico di lavoro aumenta fino a sette o otto ore al giorno. Marta Károlyi introduce il controllo del peso e i piani dietetici drastici. Le ragazze vengono pesate più volte al giorno e il cibo diventa un’ossessione. Alcuni sviluppano la bulimia. I Károlyis, la società di ginnastica e la Securitate lo sanno, ma non fanno nulla. Durante le Olimpiadi di Montreal, erano soprattutto i fisioterapisti a dare da mangiare alle ragazze affamate senza essere visti. Persino il colonnello Ioan Popescu, l’ufficiale della Securitate che aveva viaggiato con il gruppo, mette di nascosto “uno yogurt e una mela nelle borse da allenamento” delle ginnaste di Béla durante le loro sessioni di allenamento.
I Károlyi non sono interessati alle prescrizioni dei medici, le ignorano. Nadia Comaneci ad un certo punto rifiuta di continuare ad allenarsi con Károlyi. L’agente della Securitate Ilie afferma: “Béla continua a trattare Nadia come una bambina, senza capire che non ha più dodici anni, ma è un’adolescente in via di sviluppo. Non dovrebbe più essere allenata in questo modo e con questi metodi”.
Károlyi non crede nello sviluppo personale e fisico: già prima dei Giochi aveva cacciato dalla squadra una ginnasta di 24 anni perché non era più una bambina obbediente. “Non perdo altro tempo con lei, mi è già costata metà della vita”, dice Béla in una conversazione intercettata su Comaneci.
Quando Nadia Comaneci non poté partecipare ai Campionati mondiali del 1979 a causa di un ascesso purulento alla mano, la colpa venne attribuita a lei: Marta affermò di essersi infettata deliberatamente per ottenere più soldi dall’associazione per partecipare ai Campionati mondiali, secondo le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche effettuate dopo la competizione.
La convinzione fondamentale di Béla Károlyi, darwiniana, era che il vincitore sarebbe stato colui che si sarebbe allenato più duramente e avrebbe fatto meno pause, anche se infortunato. I suoi ginnasti avevano successo, quindi i suoi metodi erano esemplari.
In Romania questa pratica è continuata a lungo: nel novembre 1993, l’undicenne Adriana Giurca è stata picchiata così forte dal suo allenatore Florin Gheorghe dopo diversi tentativi falliti che è caduta in coma ed è morta due giorni dopo.
La storia successiva di Béla e Marta Károlyi, trasferitisi negli Usa nel 1981, è impressionante: nel 1984 la prima vittoria olimpica nel concorso generale di un’atleta statunitense, nel 1996 il primo oro olimpico a squadre ad Atlanta. Sotto la guida di Marta inizia un’era di dominio, che durerà fino al suo ritiro nel 2016. Ai Giochi estivi di Rio dichiarò con orgoglio di aver portato con successo il sistema rumeno negli Stati Uniti. All’epoca si sapeva che al Karolyi Ranch in Texas regnava un sistema basato sulla paura e che dal 1996 in poi ogni squadra statunitense aveva incluso ginnasti con ossa rotte.
Béla Károlyi è morto lo scorso novembre.