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Neanche Aznavour è arrivato a Conte, ha rivoluzionato il Napoli con le parole (e i fatti) (Gazzetta)

Per presentarsi utilizzò l’«amma faticà», facendo capire chiaramente a chi non lo conosceva da quale comandamento si partisse. Poi è venuto fuori “yes, we can” per la volata scudetto.

Neanche Aznavour è arrivato a Conte, ha rivoluzionato il Napoli con le parole (e i fatti) (Gazzetta)
Ni Napoli 25/01/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Juventus / foto Nicola Ianuale/Image Sport nella foto: Antonio Conte

Antonio Conte ha cambiato il Napoli, o meglio, gli ha dato motivazioni per indirizzare una volata verso il primo posto che fino a prima dell’estate sembrava quasi impossibile, dopo un’annata disastrosa.

Conte e le parole motivazionali spese per il Napoli verso la volata scudetto

Scrive Antonio Giordano sulla Gazzetta dello Sport:

Di Antonio Conte – raccontano gli amici – non si butta via nulla, neanche una virgola, né frasi che sembrano scolpite nell’aria, come in quei memo che invadono i social. E per presentarsi a Napoli, scavando dentro conoscenze dialettali, e con il preciso scopo di raccontarsi, Conte andò dritto al cuore di sé e con «amma faticà», che non ha bisogno di traduzioni, sussurrò chiaramente a chi non lo conosceva da quale comandamento si partisse. «Napoli non dev’essere una tappa di passaggio ma una meta». E così, prima che cadesse il muro del silenzio intorno a quell’impronunciabile parola [scudetto, ndr], con un dribbling degno d’una mezzala di lusso e un tackle del Conte modello giovinezza, è venuto fuori quel tratto di “sensibilità” che afferra alla gola chiunque abbia per fede (anche) il calcio: «Se vogliamo, possiamo». Che sta per “yes, we can”.

E tutto, in rapidissima sequenza, è accaduto immediatamente dopo l’1-1 con l’Inter. «Per me il pareggio è mezza sconfitta…». Ma, un secondo dopo, e con la vittoria sulla Fiorentina sfruttata per sistemare classifica e umore, la vogata più possente e rassicurante: «Fidatevi di me». E però, in tutte le favole da (ri)costruire, ci sono pure le ombre e un filo di tristezza che il 17 gennaio assume contorni inquietanti con l’addio di Kvara, il principe azzurro tutto dribbling e veroniche da lasciare a bocca aperta: e quando nulla lasciava intuire che potesse spargersi intorno a Napoli quel clima funesto, ecco l’investitura per i suoi “eroi” disposti a qualsiasi sacrificio. «Io con questi ragazzi vado in guerra». Neanche Aznavour è arrivato a Conte, che ha trasformato quest’incursione a Venezia in un poema, fronteggiando l’emergenza, ignorando i tiri mancini del destino e dando al Napoli una identità ampia, varia, imprevedibile attraverso una sana rivoluzione; la classifica meriterà la sua attenzione solo dopo queste dieci finali, sapendo che quando indicò la strada dell’«amma faticà» gli era tutto ben chiaro. 

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