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Prima di Guardiola i raccattapalle non contavano niente, lui li allenava (Spiegel)

Visto che il 15enne di Germania-Italia è diventato una star, il giornale tedesco ripercorre la storia del “ruolo”

Prima di Guardiola i raccattapalle non contavano niente, lui li allenava (Spiegel)

Prima di Guardiola i raccattapalle non contavano niente, lui li allenava (Spiegel)

Ora tutti sanno chi è Noel Urbaniak, il raccattapalle-eroe di 15 anni che ha fatto “l’assist” a Kimmich per il 2-0 della Germania all’Italia, il gol ridicolo che ha fatto il giro del mondo. Il ragazzino adesso dice che i suoi social sono esplosi, si sta godendo la fama. Ma la storia dei raccattapalle è molto affascinante, e la ripercorre lo Spiegel.

Quando nel 1863 venne emanato il primo regolamento vincolante del calcio, non si parlava ancora di raccattapalle. I giocatori dovevano rincorrere le palle che uscivano dal campo da soli. Ogni tanto, qualche bambino presente aveva pietà dei giocatori e risparmiava loro la fatica di camminare verso prati, campi o ruscelli, cioè tutto ciò che si poteva trovare intorno a un campo da calcio, scrive il giornale tedesco.

“Per più di cento anni, l’esistenza oscura dei giovani attorno alla piazza non sarebbe cambiata molto. Con il progressivo aumento del livello professionale del gioco, sempre più giocatori vennero schierati in importanti partite di campionato e internazionali, ma inizialmente non avevano alcuna influenza sul gioco. Ciò era dovuto anche al ritmo degli incontri di allora. Dopotutto, una palla fuori dal campo è sempre una buona opportunità per riprendere fiato, come un calcio di punizione, un infortunio o una sostituzione. In generale, c’era molto spazio per respirare; il lauto pasto il giorno della partita e la sigaretta durante l’intervallo avevano il loro peso”.

Poi è arrivato quel rompi-calcio di Guardiola e ha cambiato tutto. “Li voleva usare a proprio vantaggio. La velocità era un fattore che poteva essere improvvisamente influenzato anche fuori dal perimetro del campo. E i tifosi dell’Allianz Arena di Monaco di Baviera rimasero sbalorditi quando, tra il 2013 e il 2016, il Bayern di Guardiola si è ritrovato improvvisamente non solo con undici giocatori in campo, ma anche con un’intera armata di raccattapalle. Posizionati lungo il campo, lanciavano le palle che erano rotolate fuori dal campo verso i propri giocatori a un ritmo spietato. L’avversario si prende una pausa? Nessuna possibilità”.

Quando Harry Kane, che all’epoca giocava ancora nel Tottenham, ha segnato un gol velocissimo in Champions League (2019/2020) grazie a un raccattapalle, José Mourinho lo invitò a cena con tutta la squadra. L’ex portiere della nazionale tedesca Bernd Leno una volta spinse maleducatamente da parte un ragazzo poco collaborativo dopo avergli strappato la palla, e Sheraldo Becker si lasciò addirittura trasportare e spinse un raccattapalle del Brema. L’incidente più famoso che ha coinvolto un professionista frettoloso e un assistente poco attento a bordo campo è avvenuto nel 2013: durante la partita di Coppa di Lega tra Swansea City e Chelsea, Charlie Morgan semplicemente non voleva passare la palla e invece ci si è appoggiato sopra. A quel punto, il giocatore del Chelsea Eden Hazard colpì con rabbia Morgan allo stomaco e gli fu mostrato il cartellino rosso.

Da marzo 2024, la Premier League ha una regola per cui i palloni non vengono più lanciati, ma vanno recuperati da soli. I raccattapalle posizionano le palle su dei coni ai bordi del campo. E’ così anche in Italia.

“Il raccattapalle più famoso di sempre è Zinédine Zidane, che “ha trascorso il suo dodicesimo compleanno come raccattapalle a Marsiglia e ha assistito alla spettacolare vittoria della sua Francia per 3-2 dopo i tempi supplementari nella semifinale del Campionato Europeo del 1984 contro il Portogallo. Michel Platini segnò il gol della vittoria al 119° minuto. Quattordici anni dopo, Zidane segnò due gol nella finale della Coppa del Mondo vinta contro il Brasile, e Platini festeggiò sugli spalti”.

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