«Quando De Zerbi ha nominato Adrien capitano è stato un segnale di supporto ed eleganza. Bisogna che ci siano sanzioni vere e che le donne vengano lasciate in pace».

Véronique Rabiot, madre del centrocampista del Marsiglia, ha parlato a France Info per esprimere la sua rabbia nei confronti del trattamento ricevuto durante il derby contro il Psg. La donna, infatti, si è lamentata della mancata interruzione del match dopo gli striscioni e i cori dei tifosi parigini, che insultavano lei e suo figlio.
La madre di Rabiot: «Nessuno si è scusato per gli striscioni»
In un comunicato, il Marsiglia ha difeso Rabiot e la sua famiglia:
L’Olympique Marsiglia condanna con la massima fermezza gli striscioni e i cori offensivi, razzisti e discriminatori che sono scesi dalle campate del Parco dei Principi. Gli attacchi personali contro Adrien Rabiot e la sua famiglia in particolare sono vili e inaccettabili. Il club, che desidera dare tutto il suo sostegno e la sua massima solidarietà al suo centrocampista e ai suoi parenti, annuncia di associarsi alla denuncia presentata dalla famiglia di Adrien Rabiot. Ancora una volta, il Marsiglia vuole ricordare che continuerà ad essere intransigente e inflessibile contro qualsiasi commento offensivo contro il club, i suoi dirigenti, i suoi dipendenti o i suoi tifosi.
Véronique ha apprezzato la presa di posizione del club dove milita il figlio, dichiarando:
«Mi ha scaldato il cuore, ed è esattamente quello che ho detto al presidente Longoria; gli ho detto: il tuo messaggio mi scalda il cuore e quando l’allenatore ha nominato Adrien capitano, è stato un segno di supporto ed eleganza da parte del club, da parte dei giocatori perché erano d’accordo. Il Ministro per lo sport mi ha chiamato, ho fatto presente che nessuno ha reagito agli insulti. I movimenti femministi non si sono chiesti il perché di “tr**a” e “put**na”. L’arbitro non ha fermato la partita, il Ministro continua a essere vago. Nessuno mi ha parlato, nessuno si è scusato, ma queste non sono scuse da fare, perché non dovrebbero proprio accadere certe cose. Bisogna fare in modo che ci siano delle vere sanzioni, diciamo sempre “fermiamo il gioco se questo giocatore viene insultato…” e cose del genere, ma poi non succede mai. Mi ha sorpreso che nessuno sia intervenuto dopo la partita, non interessa a nessuno quanto accaduto. Dobbiamo lasciare in pace le donne; se i giocatori vogliono insultarsi a vicenda, lo facciano pure. Ma isoliamo questi tipi di comportamenti. Non era necessario parlare del padre dei miei figli».