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Ribery non ha ancora superato il Pallone d’oro del 2013: «Un’ingiustizia, ero allo stesso livello di Messi e Ronaldo»

Il francese arrivò al terzo posto. A L’Equipe: «Non capirò mai perché la chiusura delle votazioni fu posticipata di più di due settimane».

Ribery non ha ancora superato il Pallone d’oro del 2013: «Un’ingiustizia, ero allo stesso livello di Messi e Ronaldo»
Db Firenze 21/03/2021 - campionato di calcio serie A / Fiorentina-Milan / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Franck Ribery

Dodici anni dopo, Franck Ribery ancora non ci sta. L’ex calciatore francese del Bayern Monaco, passato anche in Italia, aveva urlato al “furto” per il Pallone d’oro del 2013, in cui si era classificato terzo dietro a Lionel Messi e Cristiano Ronaldo; quell’anno il francese aveva vinto la Champions (con il premio individuale di miglior giocatore della competizione), Bundesliga, Coppa di Germania e Mondiale per club.

Ribery: «Il Pallone d’oro del 2013? Un’ingiustizia, ero allo stesso livello di Messi e Ronaldo»

A L’Equipe ha espresso il suo rammarico:

«È stato l’anno perfetto. Non avrei potuto fare di meglio. Quel Pallone d’oro rimarrà per sempre un’ingiustizia. Sto ancora cercando una spiegazione. Non capirò mai perché la chiusura delle votazioni fu posticipata di più di due settimane. Messi e Ronaldo mi hanno sempre mostrato rispetto. Sapevano che ero al loro livello. Con umiltà, posso dire che nel 2013 non avevo nulla da invidiare a loro».

Il francese si è ritirato nel 2022

La Gazzetta dello Sport lo intervista.

«Nell’ultima settimana ho pensato un po’ di più a questo momento, ma la verità è che non ci arrivo davvero preparato. Ancora tre mesi fa mi sentivo bene. Un ritiro pre-campionato alla grande, poi le prime fitte al ginocchio dopo un triangolare a luglio. Alla prima di campionato contro la Roma ho giocato sul dolore. Non sono una persona fragile, ma per i 3 giorni successivi non sono riuscito a muovermi. I dottori hanno detto che la situazione era molto grave. Ho provato a recuperare. Non riuscivo a credere di essere costretto a smettere. Avrei voluto scegliere io quando dire basta».

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