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Sacchi: «Conte è un fuoriclasse, è quasi un miracolo che il Napoli sia secondo dopo aver perso Kvara»

Alla Gazzetta: «La sua dedizione al lavoro lo premia. Gli allenatori italiani hanno in testa e nel Dna i principi tattici determinanti».

Sacchi: «Conte è un fuoriclasse, è quasi un miracolo che il Napoli sia secondo dopo aver perso Kvara»
Db Reggio Emilia 06/02/2016 - campionato di calcio serie A / Sassuolo-Milan / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Arrigo Sacchi

L’ex tecnico Arrigo Sacchi elogia gli allenatori italiani in un’intervista alla Gazzetta dello Sport.

Sacchi: «Conte è un fuoriclasse, lo premia la sua dedizione al lavoro»

«Un vento nuovo soffia sull’Italia, finalmente si gioca a calcio. E gran parte del merito di questa rivoluzione è degli allenatori di casa nostra, che hanno saputo abbandonare la tradizione e si sono lanciati con coraggio verso il futuro. Quando sono arrivato al Milan nel 1987 si faceva difesa e catenaccio. Adesso si cerca il dominio del campo, si vuole avere il pallone tra i piedi, si provano a seguire le linee maestre di questo sport che parlano di gioco offensivo e collettivo. Nessuno è migliore di loro quando si tratta di guidare una squadra che partecipa alla Serie A. Gli italiani conoscono l’ambiente e soprattutto hanno in testa e nel Dna i principi tattici che nel nostro campionato, più che in Europa, sono determinanti».

L’allenatore più vincente è il suo allievo Ancelotti. Cinque Champions League in bacheca da tecnico. Nessuno come lui:

«Carlo è un fenomeno, un maestro e, cosa fondamentale, una gran brava persona. Il carattere equilibrato e tranquillo è la sua forza. Conosce i segreti del calcio e, quando si trova in difficoltà, riesce a trovare una via di uscita. E le sue squadre cercano sempre il gioco, il dominio, la bellezza».

Tutti vogliono Conte: il Napoli, ovviamente perché ce l’ha, la Juve, si dice pure il Milan. Lei che lo conosce bene che ne pensa?

«Antonio è un fuoriclasse. A Napoli lo sta dimostrando. Ha rimesso insieme i cocci della passata stagione, ha dato una chiara identità al gruppo, ha convinto a giocatori a seguirlo e, nonostante gli abbiano venduto il giocatore più forte a gennaio, è secondo. Se non è un miracolo, poco ci manca».

Qual è la sua qualità principale?

«La dedizione al lavoro. Antonio sa che si arriva al traguardo soltanto dopo aver sgobbato, dopo essersi sacrificati, dopo aver fatto fatica. E questa mentalità è capace di trasmetterla ai giocatori: lo ha fatto alla Juve, lo ha fatto all’Inter, lo ha fatto al Napoli e lo ha fatto pure in Nazionale dove, vi assicuro, un’impresa simile è piuttosto complicata».

Simone Inzaghi, con la sua Inter, è ancora in corsa su tre fronti. Il suo giudizio?

Sacchi: «Di Inzaghi ho apprezzato la costante crescita. Prima un po’ timido, adesso coraggioso, l’Inter non arretra più a protezione del risultato, ma continua ad attaccare quando è in vantaggio: un notevole cambio di mentalità, reso possibile anche dalla totale sintonia con il club. Perché, lo ripeto sempre, il club viene prima dell’allenatore e l’allenatore viene prima dei giocatori. Se questa scala gerarchica non è rispettata si va incontro ai guai».

Nel prossimo campionato potrebbe tornare in pista Allegri, che piace al Milan…

«Il Milan deve, prima di tutto, fare chiarezza a livello societario. E poi, se deciderà di prendere Allegri, dovrà appoggiarlo sempre e comunque. Sapete che a me piace un calcio diverso da quello che fa praticare Max, però io lo rispetto tantissimo per quello che ha vinto e per il lavoro che fa. Si colloca perfettamente nel solco della tradizione italiana».

Anche Mancini dovrebbe rientrare in gioco…

Sacchi: «Ci ha regalato una gioia con la vittoria dell’Europeo e una delusione con la mancata qualificazione al Mondiale. E’ un allenatore che ama il bel calcio, questo è lampante, non punta a fare le barricate, e conosce i giocatori e le dinamiche dello spogliatoio. Un suo ritorno in panchina non potrebbe che aiutare la crescita del calcio italiano».

Altri nomi che impreziosiscono la scuola italiana: Gasperini, Italiano, Baroni, Sarri…

«Parto dall’ultimo: Sarri. Perché nessun club ha investito su un maestro come Maurizio? A me pare una follia che lui sia senza squadra. Gasperini è semplicemente fenomenale: in una città che non è una metropoli ha saputo costruire una squadra che si è fatta ammirare in Italia e in Europa. Chapeau! Italiano lo conoscevo dai tempi in cui guidava lo Spezia. E’ stato bravo alla Fiorentina e ancora più bravo adesso al Bologna. Le sue squadre hanno conoscenze tecniche e tattiche, e hanno uno stile ben chiaro. E poi c’è Baroni: ha organizzato una squadra divertente che ha offerto un ottimo livello di gioco».

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