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Se segna Lukaku, il Napoli vince: 11 reti senza doppiette e 11 vittorie (Gazzetta)

Romelu è l’uomo della speranza, il totem a cui Napoli si affida per questa mini-corsa di 8 tappe: è arrivato a quota 400 gol

Se segna Lukaku, il Napoli vince: 11 reti senza doppiette e 11 vittorie (Gazzetta)
Napoli's Belgian forward #11 Romelu Lukaku celebrates after scoring a goal during the Italian Serie A football match between Napoli and AC Milan at the Stadio Diego Armando Maradona in Naples, on March 30, 2025. (Photo by CARLO HERMANN / AFP)

Se segna Lukaku, il Napoli vince: 11 reti senza doppiette e 11 vittorie (Gazzetta)

Anche la Gazzetta celebra i 400 gol in carriera del centravanti belga.

Big Rom, zitto zitto, ha messo a segno l’undicesima rete del suo campionato, confermando ciò che ormai è diventata una regola in questo torneo. Se lui segna, il Napoli vince: 11 reti senza doppiette e 11 vittorie. Lukaku è l’uomo della speranza, il totem a cui Napoli si affida per questa mini-corsa di 8 tappe. In Belgio ha riscritto la storia della nazionale, con gli 88 centri che ne fanno il miglior marcatore di sempre e che sono la base delle sue 400 reti in carriera. In Italia ha riportato il titolo all’Inter dopo 11 anni di attesa. Al Maradona il ricordo è più recente, ma Romelu vorrebbe provare l’effetto che fa. Altro che caroselli in motorino come a Milano, potrebbe essere la festa più incredibile della sua vita. Un’occasione unica per diventare immortale anche a Napoli.

Lukaku: «Conte mi chiamò molto prima di agosto. Non sono privilegiato, con me è ancora più duro»

Romelu Lukaku in diretta dagli studi di Radio Crc, radio partner del Napoli.

Ti hanno spiegato la napoletaneità? La percepisci?

«Dopo un paio di giorni rappresenti un popolo, già da quando ero in albergo ho capito che il Napoli è tutto per la gente. Da anni Mertens mi parlava come viveva questo. Ero preparato, ma lo sento ancora di più, senti l’amore e la passione della gente e dà una carica in più a noi giocatori. Anche fuori casa tanti tifosi ci seguono, è una sensazione unica».

Ultima partita in Nazionale, hai chiamato tutti al centro e hai detto: ora vincete coi vostri club. Ci credi anche tu?

«Io non ho visto mi riprendessero… Alla fine tu giochi a calcio per una sola cosa, noi dobbiamo guardare partita dopo partita, provare a migliorare e dare la spinta. E poi vedremo dove arriveremo. Ogni partita per noi è come una finale».

Segnerai contro il Milan?

«La cosa più importante è cosa facciamo con la squadra. Domenica affronteremo una squadra di qualità, però sono fiducioso nella mia squadra e il mister ci sta preparando al meglio. Il gol dell’andata per me è il più bello che ho fatto, lo sento mio.»

Quando è arrivata la telefonata di Conte:

«E’ arrivata molto prima di agosto. Dopo un minuto mi ha convinto. So di cosa ha bisogno lui e viceversa, ma non sono privilegiato, anzi, Conte è più duro con me. Ma mi ha fatto crescere e lo ringrazierò sempre».

Corsa scudetto:

«L’Inter è favorita perché hanno una grande rosa. L’Atalanta sta facendo il passo per lottare per il campionato, può essere l’inizio di un ciclo. Per noi, se tutto va bene, si può parlare di rivincita. Nessuno pensava che saremmo arrivati fin qui».

I tifosi ora sono più esigenti:

«Quando arrivi in una situazione dove si vuole vincere, anche tu come giocatore chiedi di più da te stesso. Penso che i tifosi vogliano vincere di nuovo per riprovare le stesse sensazioni e godersela ancora di più. Non si è mai appagati».

Ti senti un belga napoletano come Mertens?

«Sì, ogni giorno di più, grazie a Dries ho anche incontrato delle belle persone».

Faresti l’allenatore?

«Credo di sì. Una parte mi dice non ancora, ma un’altra parte sì. Alla fine della stagione devo fare una settimana di corso, spero di riuscire a rifletterci bene in quella settimana».

L’emozione del primo gol al Maradona:

«Durante il riscaldamento non ho mai sentito un calore di tifosi così. Durante la partita io sapevo che avrei segnato. Ho caricato i tifosi perché serve anche a noi giocatori mentalmente».

Comunicazione tra gli attaccanti:

«E’ fondamentale tra di noi, io e Raspadori, io e Simeone dobbiamo parlarci sempre. La cosa bella è che sappiamo giocare tutti insieme e questo rende il lavoro più facile anche all’allenatore. Ci parliamo sempre, lavoriamo per la squadra e poi i risultati vengono dopo. Anche fuori abbiamo un bel rapporto; facciamo dei tornei ogni martedì. Siamo veramente una squadra».

Vedi tuo figlio come calciatore?

«Sì quest’anno è il secondo anno che sta nel settore giovanile dell’Anderlecht. Non gli piace fare il difensore, vuole fare l’attaccante. E’ molto più tecnico di me alla sua età (6 anni)».

Posto preferito di Napoli:

«Posillipo, lungomare… mi dà pace passeggiare per staccare un po’. Le isole non le ho ancora viste».

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