Ha chiuso con l’insopportabile nascondino. Il Napoli è lì e ora lui (con Oriali) deve far sentire il peso della sua carriera. Della sua storia
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«Se vogliamo, possiamo». Habemus Conte che parla apertamente di scudetto. È lui l’uomo in più del Napoli
Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Vale innanzitutto per Lukaku, ma non solo. Stasera contro l’Inter Romelu Lukaku per stessa ammissione di Antonio Conte ha giocato la miglior partita da quando è a Napoli. «Quando è dominante lui, diventa dominante il Napoli», ha detto il tecnico che ha sottolineato le difficoltà del belga in questa stagione. Lukaku per noi fin qui non è stato affatto protagonista di una stagione negativa. In chiaroscuro va bene, ma negativa no. Ha segnato appena un gol in meno di Lautaro (nove contro dieci) ma due assist in più (sette versus cinque). E soprattutto senza Lukaku questo Napoli non può giocare. Questa sera ha interpretato la partita al meglio. E chissà che non sia stata la sua prestazione, oltre a quella di tutta la squadra, a far gettare finalmente la maschera ad Antonio Conte.
Stasera, a undici giornate dalla fine, Conte ha finalmente parlato apertamente di scudetto. Ha chiuso con la insopportabile commedia della scaricabarile delle responsabilità. Commedia che peraltro faceva torto non solo alla sua intelligenza ma alla sua carriera di uomo di sport. La volata è stata lanciata. C’è una fuga a tre a undici chilometri dal traguardo. Far finta di niente, fischiettare, avrebbe l’effetto opposto sulle truppe.
Conte ha l’immenso merito di aver portato il Napoli fin qui. È quasi esclusivamente merito suo. Negarlo è semplicemente da bugiardi. Oggi si dà per scontato che il Napoli possa mettere sotto l’Inter (pur senza vincere) e la Juventus. Secondo noi ha fatto benissimo a ricordare che il Napoli ha recuperato quaranta punti alla squadra di Inzaghi rispetto all’anno scorso. Perché i meriti vanno riconosciuti. E continuare a dire che questa è la squadra dello scudetto somiglia ormai a una barzelletta. Non c’è praticamente più nessuno. Sono rimasti in cinque o sei. I leader di quella formazione (Kim Osimhen e Kvara non ci sono più). Conte ha rianimato una squadra in decomposizione. A gennaio ha subito l’amputazione della fascia sinistra. Ma il Napoli è lì e ora lui deve far sentire il peso della sua carriera. Della sua storia.
Conte e Oriali trascinino tutti al traguardo
E stasera lo ha fatto. «Se vogliamo, possiamo» è la frase che dovrebbe essere scolpita nel cielo di Napoli. Stampiamola sulle magliette. Ovunque. Il Napoli è in lotta per lo scudetto. Nascondersi sarebbe ridicolo. Infantile. Non si vince senza dichiarare l’obiettivo. Non è mai accaduto nello sport ad alto livello. Da Phelps a Mennea a Sinner. Perché l’alta intensità è anche mentale. Bisogna sapere che cosa ci si sta giocando. Conte ha tirato il Napoli fuori dalla sala rianimazione. Ha dato fiducia a una creatura informe. Ma ora il Napoli può giocarsela. E lui deve essere l’uomo in più. Lui e Oriali sono naturaliter due estranei nel sistema Napoli. Non c’entrano niente con noi. E lui ora non deve venire meno al suo ruolo. Non deve nascondersi, sennò è finita. È quel che ha fatto stasera. Questo aspettavamo da lui. Ha sbandato anche lui dopo il mercato. Lo comprendiamo. Ha scelto di non sfogarsi e l’ha pagata. Ma Conte è un vero uomo di sport. Sente il sangue della vittoria, come gli squali. Non può più tirarsi indietro. Già dalla conferenza stampa della vigilia, avevamo capito che era finalmente tornato il Conte che conoscevamo. “Se vogliamo, possiamo”. Il Napoli ha un grande leader in panchina. Nessuno in Serie A ce l’ha. E stasera ha calato le carte sul tavolo.