Si presentò con un’idea di un calcio che solo lui vedeva. Fu un fallimento. Poi, però, l’umiltà di chiedere scusa e di cambiare. Ora non può più sbagliare

Spalletti, perdonargli il disastro del campionato europeo non è stato facile (Corsera)
Spalletti non può più sbagliare, a scriverlo è il Corriere della Sera a firma Fabrizio Roncone che ricostruisce l’esperienza del tecnico in Nazionale dal disastro degli Europei fino alle scuse, all’ammissione di colpa e alla ristrutturazione della Nazionale seguendo un più elementare 3-5-1-1.
Scrive Roncone:
Spalletti si porta addosso tanto calcio, e tanta vita. È ragionevole immaginare che comprenda come e perché il tempo dell’indulgenza sia finito. Perdonargli il disastro del campionato europeo non è stato facile. Molti ne chiedevano, esplicitamente, le dimissioni. Le argomentazioni erano, diciamo così, piuttosto sostanziose. Spalletti non aveva mai allenato una Nazionale, e da calciatore non ci aveva nemmeno mai giocato. Ignorava le sacre liturgie, un certo pragmatismo, le necessarie astuzie. Eppure, in un fantasmagorico miscuglio di passione e di presunzione, su quella panchina si era seduto baldanzoso con il suo quaderno pieno di frecce e di cerchietti, di linee diagonali e tratteggiate: l’idea di un calcio che solo lui vedeva, e che ai suoi azzurri sembrò, fin dal primo allenamento, nient’altro che un pasticcio di progetti tattici visionari (in confronto, il magnifico Napoli del suo scudetto era elementare: un regista, due ali, un centravanti). Quanto poi al carattere spigoloso del c.t. (eufemismo): è chiaro che non aiutò.
Sapevamo tutto, avevamo visto tutto.
Spalletti e l’umiltà di chiedere scusa
E perciò: dimissioni? Mah, sì, forse, chissà. Questo era lo stato d’animo diffuso. Però, dopo l’estate, ecco che Spalletti torna e chiede scusa (un gesto francamente rivoluzionario, in Italia, e non soltanto per il mondo del pallone). Non solo: dimostra anche, concretamente, di aver capito gli errori. E con un clamoroso, stupendo esercizio di umiltà, ridisegna la Nazionale: li mette come sono abituati quasi tutti, e cioè con un basico 3-5-1-1, sebbene assai mobile. I terzini che diventano ali, la mezzala (spesso Frattesi) che sale e va accanto alla punta. Strapazziamo la Francia, vinciamo, divertiamo. I tifosi ringalluzziti. I cronisti riprendono a seguire Lucianone con una non scontata simpatia.