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Stakhovsky batteva Federer, è da tre anni al fronte: «Morirò per l’Ucraina, ma vi capisco se non vi importa più»

La disarmante intervista a L’Equipe dell’ex tennista: “Non vedo più i miei figli, vorrei solo chiedere perdono a mia moglie”

Stakhovsky batteva Federer, è da tre anni al fronte: «Morirò per l’Ucraina, ma vi capisco se non vi importa più»
Former Ukrainian tennis man Sergiy Stakhovsky talks with AFP journalists at Independence Square in Kyiv, on March 15, 2022. Stakhovsky, who famously beat Switzerland's Roger Federer at Wimbledon in 2013, had signed up for Ukraine's military reserves. He patrols to protect Kyiv in military fatigues and with a Kalashnikov assault rifle. Sergei SUPINSKY / AFP

Sergiy Stakhovsky è stato il numero 31 del tennis mondiale nel 2010, ha vinto quattro tornei Atp e battuto Roger Federer a Wimbledon. Se al tempo vi avessero detto che il tennista ucraino avrebbe passato tre anni (e chissà ancora quanto) al fronte a combattere contro la Russia, chi ci avrebbe creduto? E invece eccolo lì che esprime un desiderio: “Rivedere mia moglie e chiederle perdono“. Nel frattempo noi ci siamo abituati a tutto, digeriamo il nuovo presente con una facilità disarmante.

Lui, che adesso ha 39 anni, ha divorziato e non vede i suoi figli che vivono all’estero praticamente mai. Racconta per l’ennesima volta a L’Equipe che no, tutto questo non è affatto normale. Ma ci capisce: va bene se vi siete scocciati di pensarci, dice. E’ disarmante. “Non direi che il mondo si è dimenticato. Piuttosto, si è abituato. Ognuno ha la propria vita da vivere, il proprio quotidiano. Non si può vivere la propria esistenza attraverso la guerra in Ucraina, è normale, anche se è vicina ed è molto importante. Non biasimerei nessuno per il fatto di pensare ad altro”.

Dice che Trump ha peggiorato le cose: “Abbiamo perso uno dei nostri principali alleati, il paese che garantiva l’integrità delle nostre frontiere da quando abbiamo rinunciato alle armi nucleari (nel 1994). Abbiamo visto l’Europa fare un grande passo avanti, in particolare la Francia, alcuni paesi stanno cercando di colmare questo vuoto. Ma ovviamente è una grande perdita per noi, e quando Trump ha annunciato il blocco totale degli aiuti, lo abbiamo immediatamente sentito. A livello di intelligence, di supporto militare… Tutto ciò che era stato pianificato, tutte le riunioni, tutto è stato annullato da un giorno all’altro. Ma non è che possiamo semplicemente deporre le armi e tornare a casa… perché questa è casa nostra! Questo provoca rabbia, ma è il presidente degli Stati Uniti, il popolo americano lo ha eletto. Possiamo essere delusi, possiamo provare molte cose… I presidenti passano, ma gli accordi firmati dai governi dovrebbero essere rispettati. E non lo sono stati: abbiamo rinunciato al terzo arsenale nucleare più grande del mondo in cambio della garanzia che i nostri confini sarebbero stati protetti. Eppure, nel 2014, la Russia ha annesso la Crimea. Non è successo nulla. Nel 2022, la Russia ha invaso l’Ucraina. E nessuno ha mandato truppe. Sì, abbiamo ricevuto aiuti militari. Solo quanto bastava per difenderci”.

Ma dice anche che si può andare avanti anche senza il ricatto di Trump: “La nostra economia funziona, i nostri servizi pubblici anche, la gente lavora, le fabbriche producono. Il sostegno degli Stati Uniti e dell’Europa ci ha permesso di difenderci in modo più efficace e con meno perdite umane. Senza la fornitura di equipaggiamenti militari, senza intelligence sui movimenti delle truppe russe in Russia o in Ucraina, sarà lo stesso, solo che ci costerà più vite”.

Vincere la guerra? “Avere ancora un paese da difendere è già una vittoria. Quando la guerra è iniziata, tutti dicevano che Kiev sarebbe caduta in tre giorni e tutta l’Ucraina in due settimane. Sono passati tre anni”.

Noi solo noi ci siamo abituati agli orrori: “L’essere umano si abitua a tutto. Tutti in Ucraina si stanno abituando alle bombe che esplodono quotidianamente, ai droni che sorvolano, alle persone che muoiono, a questa sensazione di vulnerabilità. Sappiamo tutti che qualcuno morirà. Ci diciamo solo: non sarò io. O decidi di fare ciò che è giusto e di proteggere ciò che è buono, oppure non lo fai affatto. Ho divorziato dalla mia ex moglie, vedo i miei tre figli praticamente una volta ogni sei mesi perché non sono in Ucraina e per me è molto difficile lasciare il paese: ho bisogno di un permesso speciale. È dura, ma è così. Se tutte le persone che hanno scelto di difendere l’Ucraina dicessero ho fatto la mia parte, me ne vado, chi la difenderebbe?”.

I figli hanno 6, 10 e 11 anni. E sanno cosa fa adesso il padre, invece di battere Federer a Wimbledon: “Ora sì, sono abbastanza grandi per saperlo, ma non lo capiscono davvero. Cerco di spiegarglielo, ma non capiscono perché lo faccio”.

Stakhovsky è pronto a morire, per l’Ucraina: “Ovviamente. Altrimenti non sarei qui”.

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