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Thiago Motta e Giuntoli alla Juventus, il fallimento più osannato della storia del calcio

L’esperienza calcistica più prossima ai regimi comunisti: dall’annullamento della personalità dei giocatori, al totale e imbarazzante controllo dei media. Elkann il principale responsabile

Thiago Motta e Giuntoli alla Juventus, il fallimento più osannato della storia del calcio
Juventus Sport Director Cristiano Giuntoli (L) and Juventus’ Italian coach Thiago Motta attend a training session on the eve of the UEFA Champions League football match Juventus vs VfB Stuttgart at the Juventus training center Continassa in Turin, on October 21, 2024. (Photo by MARCO BERTORELLO / AFP)

L’esonero di Thiago Motta alla Juventus è uno dei fallimenti più roboanti della storia del calcio. Raramente si era vista un’operazione così osannata mediaticamente. Una montatura imbarazzante che, se possibile, ha condotto i media italiani a toccare uno dei punti più bassi di sempre. Un’opera di mistificazione, condotta ai danni di Massimiliano Allegri (allenatore vero) che ha retto fino agli ultimi giorni di Pompei. E che adesso sta provando a salvare Cristiano Giuntoli l’architetto del disastro. A lui e a Thiago Motta sono bastati nove mesi per distruggere la Juventus. Per portarla sull’orlo del fallimento. E ora, a nove giornate dalla fine, col traguardo qualificazione Champions seriamente a rischio, John Elkann ha rotto gli indugi. Ha deciso che poteva bastare con l’allenatore più osannato del pianeta. Il tecnico che con le sue dichiarazioni surreali ha portato Tuttosport a scrivere che le sue conferenze ricordavano il teatro dell’assurdo di Ionesco. A qualcuno ha riportato alla memoria il rapporto tra l’intellighenzia e Chance il giardiniere mitico personaggio interpretato da Peter Sellers nel film cult “Oltre il giardino”.

L’esperienza Motta-Giuntoli alla Juventus è stata una delle più grottesche del football di tutti i tempi. Calcisticamente il nulla. In una intera stagione si possono salvare giusto tre serate: la vittoria di Lipsia, quella sul pur disastrato Manchester City e infine il successo sugli eterni rivali dell’Inter. Il resto è stata una collezione di decisioni astruse, da teatro dell’assurdo.

Il calcio di Thiago Motta potremmo definirlo l’esperienza calcistica più prossima al comunismo. Una guida tecnica che prevede l’annullamento della personalità calcistica degli atleti. La turnazione della fascia di capitano, a mo’ del vecchio capoclasse, è in fondo solo una delle tante facce del metodo bastone e carota che prevede un solo uomo al comando: il tecnico. Nel calcio di Motta non c’è spazio per l’impresa individuale. Men che meno per il pensiero autonomo. Non a caso lui e Giuntoli hanno allontanato i calciatori migliori, quelli dotati di più personalità: da Szczesny a Danilo, passando per Rabiot. Se eri forte, non avevi chance di proseguire in bianconero.

I danni della coppia Thiago Motta – Giuntoli

Purtroppo per gli juventini il comunismo calcistico di Motta non è stato nemmeno lontanamente paragonabile al calcio di Lobanowski. Come ha detto Marocchi, i calciatori sono stati svuotati nella testa e nell’anima. Come nei paesi comunisti. In fondo il calcio di Thiago è anche citazione letteraria: si è tornati allo psicoreato di Orwell in 1984. Tanti i rumors che si sono susseguiti in questi mesi. Chissà con quale percentuale di veridicità. Come quello relativo a calciatori terrorizzati che non osavano parlare con alcun dirigente per aver paura di finire in panchina.

Il socialismo reale ha ovviamente prodotto danni inenarrabili all’economia della Juventus. La riduzione del monte ingaggi ottenuti a costi tecnici altissimi. Vlahovic – il pezzo pregiato della compagnia – ridotto a vecchio rottame in panchina. La campagna acquisti condotta da Giuntoli tanto dispendiosa quanto inefficace. Da Koopmeiners a Nico Gonzalez fino a Douglas Luiz il Luis Silvio dei giorni nostri. Una serie di bidoni così in fila raramente si era vista. Nemmeno il Moratti dei giorni migliori. Per non parlare delle cessioni, come ad esempio la svendita dell’enfant prodige del calcio spagnolo Huijsen che sta giocando in Nazionale. Senza dimenticare lo smantellamento della Next Gen.

Tutto ovviamente discende dal peccato originale di John Elkann. Se dirigi un’impresa calcistica e tra Giuntoli e Allegri scegli Giuntoli, è giusto che faccia la fine calcistica che hai fatto. Il dio del calcio non può dimenticare il trattamento riservato all’allenatore livornese che ha vinto cinque scudetti, giocato due finali di Champions e retto la baracca in una tempesta in cui nessuno avrebbe retto. Trattato come se fosse un mentecatto.

Infine un pensiero al mondo dei media. Proprio come nei regimi comunisti, l’informazione non poteva che essere di regime. Perdonate la volgarità, ma per il tandem Thiago Motta-Giuntoli è stata versata saliva a ettolitri (cit.): un volume d’acqua paragonabile alle Cascate del Niagara. Ci viene in mente la frase finale di Noodles in C’era una volta in America: «È un peccato che il lavoro della sua vita andasse sprecato».

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