ilNapolista

Tra Giuntoli e Vasseur la domanda sorge spontanea: come li sceglie John Elkann i dirigenti?

Due figuracce in un week-end. L’esonero col naufragio del progetto juventino e la doppia squalifica Ferrari. Il Corriere della Sera non gliele manda a dire

Tra Giuntoli e Vasseur la domanda sorge spontanea: come li sceglie John Elkann i dirigenti?
Citta’ del Messico (Messico) 20/10/2024 - gara F1 / foto Scuderia Ferrari Press Office/Image Sport nella foto: John Elkann-Frederic Vasseur

Tra Giuntoli e Vasseur la domanda sorge spontanea: come li sceglie John Elkann i dirigenti?

Il weekend sportivo di John Elkann non è stato, eufemisticamente, tra quelli da ricordare. Una débâcle su tutta la linea. Alla Juventus il progetto Thiago Motta è naufragato miseramente senza riuscire nemmeno ad arrivare al termine della stagione. I contabili della Juve sono al lavoro per capire se (e soprattutto quando) ci sarà bisogno dell’ennesimo aumento di capitale. E alle porte si prospetta un’altra rivoluzione perché se Motta ha fallito, il dirigente numero uno – Cristiano Giuntoli – è stato un disastro epocale. L’architetto della disfatta juventina.

Dopo mesi di giornalismo sovietico, cominciano finalmente comparire qua e là articoli e osservazioni realistiche sull’operato di Giuntoli. Oggi alla Gazzetta Massimo Mauro ha dichiarato che è stato un errore mettere la Juventus nelle sue mani, che gli è stato concesso troppo potere, che nemmeno Boniperti comandava da solo. Si susseguono rumors sulla pessima considerazione che Elkann avrebbe ora di Giuntoli. Resta la domanda principale: chi lo ha scelto? Lo ha scelto lui o comunque i suoi uomini. È stato Elkann ad affidare la Juventus a Giuntoli. Ad avallare le sue tafazziane campagne acquisti e cessioni. Nel nome del taglio dei costi, è vero, ma anche del drastico ridimensionamento della qualità calcistica. Citiamo Rabiot, Szczesny, Hujisen, giusto per risparmiare righe. Quindi sì, Giuntoli è stato fallimentare ma francamente nessuno – a parte John Elkann – gli avrebbe mai conferito tutto questo potere.

Ma il weekend non si è limitato alla Juventus. C’è la Ferrari che poi è il pezzo pregiato della casa. E la vittoria di Hamilton nella gara sprint in Cina non è riuscita a offuscare la storica e clamorosa figuraccia rimediata il giorno dopo con la doppia squalifica alle vetture di Leclerc e Hamilton: una perché sottopeso e l’altra per eccessiva usura della placca sotto l’auto. “Roba da categoria minori” ha scritto il Corriere della Sera. Al danno si è aggiunta la beffa del comunicato di Maranello in cui si dice che «la Ferrari imparerà dagli errori», come se stessero facendo tirocinio. Non immaginiamo la fine che avrebbe fatto Vasseur se fosse stato vivo Enzo Ferrari.

Leo Turrini, più che un giornalista uno storico della Ferrari, ha dichiarato: «A me interessa avere una squadra che non sbaglia sul peso e sul pattino, che azzecca le strategie, che magari spiega a Leclerc e Hamilton che se su due partenze si sfiorano due volte, via, non è cosa. A me sta a cuore una Scuderia che avendo puntato su un progetto tecnico faccia ogni sforzo per sistemare quello che non funziona. Perché o “essere Ferrari” significa questo, esattamente questo, oppure grazie ma anche no, sono troppo vecchio per alibi, scuse, rinvii».

Ancor più in là si è spinto oggi Daniele Dallera capo dello sport del Corriere della Sera. Lui è andato al punto, dritto al cuore per dirla con Sergio Leone. Dallera unisce Juve e Ferrari. Dell’esonero di Motta scrive che alla fine pagano sempre gli allenatori:

E chi se non lui? I calciatori, alcuni lavativi e craponi, non possono essere cacciati, ma anche per loro arriverà il momento del conto finale: questione di tempo. Così come il creativo ds Cristiano Giuntoli ha grosse responsabilità in questa stagione per ora flop. Curiosi, vorremmo sapere cosa ne pensa John Elkann, il premier di Juve e Ferrari.

E poi passa alla Ferrari rimarcando, giustamente, che Vasseur nemmeno l’italiano ha imparato:

Se ha dato l’ok a Giuntoli per il benservito a Motta, sostituito da Tudor, tecnico coraggioso a scadenza breve, (Elkann) avrà parlato sicuramente con Vasseur, team principal della Ferrari. Balbettava in inglese, la sua lingua preferita, visto che detesta l’italiano e non fa la minima fatica per impararlo, per trovare motivazioni all’ingiustificabile. Juventus & Ferrari sono le pagine nere del libro letto ogni giorno da John Elkann. Suo nonno, l’avvocato Gianni Agnelli, lo ha cresciuto col mito Ferrari. Che fortuna ha avuto. Ha visto il Cavallino, quello di Montezemolo, vincere Gp e conquistare Mondiali. Faticosi e meritati, frutto di una eccellenza sportiva: da Michael Schumacher a Ross Brawn passando per Jean Todt e Stefano Domenicali (ora commissioner della F1) c’erano i migliori, i numeri 1 che interpretavano la vita a Maranello come lavoro continuo, costante, studio, ricerca. John Elkann non deve licenziare nessuno a Maranello, ma far capire a chi gestisce il team che tutto ha un limite, compresi i regolamenti, e che se ha ingaggiato un 7 volte campione del mondo, Lewis Hamilton, di 40 anni per giunta, ha fretta di vincere. Glielo dica in italiano, lo capisce di certo.

Resta la domanda che poniamo noi: come li sceglie John Elkann i dirigenti?

ilnapolista © riproduzione riservata