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La mamma di Rabiot: «Al-Khelaïfi non sa gestire i rifiuti, quando Adrien volle lasciare il Psg ci dichiarò guerra»

La madre ed agente del calciatore in tv in Francia dopo gli striscioni e gli insulti in Psg-Marsiglia: «Allo stadio del Psg sono tutti agli ordini di Al Khelaifi»

La mamma di Rabiot: «Al-Khelaïfi non sa gestire i rifiuti, quando Adrien volle lasciare il Psg ci dichiarò guerra»
PSG's supporters hold an insulting banner depicting Marseille's French midfielder #25 Adrien Rabiot and his mother Veronique Rabiot, reading "whore from mother to son" during the French L1 football match between Paris Saint-Germain (PSG) and Olympique de Marseille (OM) at the Parc des Princes Stadium in Paris, on March 16, 2025. FRANCK FIFE / AFP

La partita di Ligue 1 tra Paris Saint-Germain e Marsiglia disputatasi al “Parco dei Principi” ha tenuto banco per uno striscione e per gli insulti di alcuni tifosi parigini – Collectif Ultras Paris – nei confronti della madre, nonché agente, di Adrien Rabiot.

Il caso ha generato numerose polemiche e sembra destinato a non concludersi in tempi brevi. Lo suggerisce un articolo di “Le Parisien“, in cui si legge che la stessa Véronique Rabiot ha affermato di aver esposto denuncia alle autorità. È intervenuta in tv a France 2.

Véronique Rabiot, lo striscione e le accuse ad Al-Khelaïfi: le rivelazioni di Le Parisien

“Véronique Rabiot farà luce sulla questione questo giovedì sera nel programma “Complément d’Enquête” di France 2 dedicato al presidente del Paris Saint-Germain, Nasser Al-Khelaïfi. Un’intervista di quasi 20 minuti che Le Parisien ha potuto visionare prima della messa in onda”, si legge sulla versione online del giornale.

Le Parisien entra dunque nel merito della vicenda. “La madre e agente di Rabiot inizia raccontando la sua relazione con Al Khelaifi. «Penso di conoscerlo bene, ci siamo incontrati spesso dal 2014 al 2018. Può essere decisamente sgradevole», dice. «Avevamo anche un’ottima intesa. Era vicino ad Adrien, credo che provasse persino affetto per lui. Ci sono state tensioni dal 2018, quando Adrien voleva andarsene. Adrien è stato messo fuori rosa perché non voleva rinnovare. Ha un problema con i no, non riesce a gestirli. Può reagire con rabbia, ma soprattutto è guerra. Mi ha detto: sarà guerra. Ed è stata davvero guerra»”.

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“Véronique Rabiot parla poi degli striscioni e degli insulti che sono stati rivolti a lei e a suo figlio, che ora gioca al Marsiglia, ​​durante la partita tra Psg e Marsiglia (3-1), il 16 marzo. «Soprattutto, considero inconcepibile la mancanza di reazione delle autorità calcistiche e delle persone che erano lì (i dirigenti parigini). Assolutamente niente. Ciò che mi sconvolge di più è pensare che la partita non sia stata fermata, che l’arbitro non abbia sentito nulla mentre tutti gli altri sì, questo mi sconvolge». Ha poi confermato che lei e suo figlio hanno presentato una denuncia per insulti la mattina di martedì. E critica anche il presidente della Lega calcio francese, Vincent Labrune, che non l’ha mai contattata. Un silenzio che lei attribuisce alla vicinanza tra lui e Nasser Al-Khelaïfi. «Lui è responsabile di ciò che accade nel suo stadio. Ci sono persone che possono controllare, che sono ai suoi ordini, tutti lo sanno, non me lo sto inventando», sbotta”.

«Se c’è un traditore in questa storia, è lui»

L’ex direttore della comunicazione del Psg, Jean-Martial Ribes, è sotto inchiesta per il suo possibile coinvolgimento in una campagna denigratoria online, di cui Rabiot è stato suo malgrado vittima.

“«Ho parlato molto spesso con Jean-Martial, l’ho incontrato spesso. Se c’è un traditore in questa storia, è lui, non io», afferma Véronique Rabiot. Inoltre, il clan Rabiot, ha annunciato in questa intervista, intende costituirsi parte civile nel procedimento giudiziario. «Non cammino sulle uova, non ho paura del Psg», ha concluso quando il giornalista le ha suggerito di stare molto attenta a ciò che dice. «So che in questioni di giustizia dobbiamo stare molto attenti a ciò che diciamo. E perché, come ho detto, Adrien e io non siamo abbastanza potenti. Rappresentiamo solo noi stessi. Potremmo essere attaccati. È la pentola di ferro contro la pentola di terracotta»”.

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