Al Corriere della Sera: «Direi che il valore di Inzaghi esula dai risultati ottenuti. Con il ritorno di Laporta, il Barcellona ha recuperato lo stile di gioco del grande Cruijff»

Il Corriere della Sera ha intervistato Demetrio Albertini in vista della semifinale di Champions che vedrà contrapporsi l’Inter e il Barcellona, sua ex squadra sia da calciatore che da dirigente.
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Albertini: «Il Barcellona ha recuperato lo stile di gioco del grande Cruijff»
le istruzioni per l’uso in vista della semifinale di Champions.
«Al di là della tattica, il primo requisito indispensabile in una fase cruciale della coppa è l’attenzione. Molti giocatori dell’Inter hanno già disputato la finale di Istanbul due anni fa e perciò sanno gestire certe emozioni».
Ci sono affinità fra l’attuale organico catalano e quello in cui ha militato lei?
«Con il ritorno alla presidenza di Joan Laporta, il Barcellona ha recuperato quello stile di gioco che si rifà al grande Cruijff. Il fil rouge è rappresentato dal senso di appartenenza che hanno i giovani che escono dalla cantera: in passato c’erano Messi, il mio amico Puyol, Xavi, Iniesta. Ora c’è Yamal, ma dietro di lui Gavi, Ansu Fati, Araujo, Cubarsì. Una generazione di talenti incredibile».
È corretto dire che l’Inter per certi versi ricorda il suo Milan: un grande gruppo?
«Verissimo. In certi casi deve essere la società a creare il contesto per far rendere al meglio i giocatori. Uno spogliatoio coeso ti spinge a dare di più, a superare ogni difficoltà. Io posso testimoniarlo nella mia duplice veste. Da senatore del Milan e da straniero nel vestuario del Barça».
Due anni fa dopo la sconfitta interna con il Monza, Inzaghi era a rischio esonero. Ora si celebra il suo record per aver raggiunto Herrera con due semifinali di Champions. Quanto è cresciuto?
«Direi che il suo valore esula dai risultati ottenuti. Consideriamo pure l’abilità a gestire il turn over sui tre fronti».