ilNapolista

Alcaraz e i dubbi sulla sua vita: «Mi sento schiavo del tennis»

Il Corsport, con Dario Torromeo, racconta il docufilm di Netflix sullo spagnolo che ha firmato il suo primo contratto a 11 anni. “La precocità si paga”

Alcaraz e i dubbi sulla sua vita: «Mi sento schiavo del tennis»
Spain's Carlos Alcaraz reacts as he plays against Serbia's Novak Djokovic during their men's singles final tennis match on the last day of the 2023 Wimbledon Championships at The All England Tennis Club in Wimbledon, southwest London, on July 16, 2023. (Photo by Glyn KIRK / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE

Alcaraz e i dubbi sulla sua vita: «Mi sento schiavo del tennis»

Il Corriere dello Sport, con Dario Torromeo, racconta la docuserie (tutt’altro che banale) di Netflix sul tennista spagnolo che è stato il più giovane numero uno al mondo della storia del tennis.

Ecco alcuni stralci dell’articolo di Torromeo:

Il punto da chiarire, soprattutto a sé stesso, è cosa voglia fare da grande. Carlos Alcaraz lancia un grido che sembra una richiesta di aiuto. «Il mio sogno è diventare il migliore tennista della storia, ma a modo mio». La seconda parte della frase non lega molto bene con la prima, soprattutto se «a modo mio» significa sentirsi libero di prendere deviazioni lungo il cammino. Lo ha confessato nel docufilm sulla sua vita, in programmazione su Netflix.

«Non sono così severo con me stesso. Mi prendo il tempo per godere la vita. Nel 2023 ero mentalmente esausto dopo la sconfitta in semifinale con Djokovic al Roland Garros. Mi dedicavo al tennis 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Avevo un amico che era in vacanza a Ibiza con altri amici… Alla fine mi sono unito a loro. Lì, non mentirò, è tutta una questione di feste e uscite. Sapevo che prima avrei dovuto parlare con Albert Molina, il mio agente. Merda, Albert, non so come dirtelo, voglio dire amico: “Devo andare, anche solo per due o tre giorni, devo andare”. Sono andato per “scoppiare”. Per divertirmi».

Due settimane dopo approda a Wimbledon e vince il torneo. Ripete l’esperimento nel 2024, vince a Parigi, va a Ibiza, vince a Londra.

Alcaraz: «Se diventa un obbligo, non so se avrò voglia di continuare»

«Mi sento schiavo del tennis. Se diventa un obbligo, non so se avrò voglia di continuare» (cit. Netflix). È un dubbio da risolvere in fretta, se davvero spera di avere un posto in prima fila nella storia di questo sport.

Roberto Bautista è stato numero 9 Atp. A 37 anni è ancora sul campo a lottare. «Non credo che vincerà un Grand Slam, se continuerà ad andare a letto alle 7 del mattino».

Juan Carlos Ferrero, ex numero 1 del mondo, spiega dove si nasconde l’errore. «Ha un modo tutto suo di intendere lavoro e sacrificio. Dubito possa diventare il miglior giocatore della storia. Vincere due Slam nel 2024 è stato fantastico, ma la vera sfida è mantenere lo stesso livello per almeno altri dieci anni. E questo è davvero difficile».

Il ragazzo aveva quattro anni quando ha cominciato a giocare, undici quando ha firmato con la Img il primo contratto, quasi 17 quando ha giocato il primo torneo Atp. La precocità si paga. Servono nervi di acciaio e (quasi) nessuna fuga in avanti.

 

ilnapolista © riproduzione riservata