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Castellacci: «Vi spiego Lippi. Ero il ct dei medici, volevo cambiare il centravanti, lui mi disse “aspetta” e quello segnò»

Alla Gazzetta il medico della Nazionale nel 2006: «Permaloso e antipatico lo definisce solo chi non lo conosce. Gattuso era infortunato al Mondiale»

Castellacci: «Vi spiego Lippi. Ero il ct dei medici, volevo cambiare il centravanti, lui mi disse “aspetta” e quello segnò»
Db Torino 23/03/2011 - SLAncio di vita / Juventus-Torino / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Marcello Lippi-Beniamino Vignola-Pietro Vierchowood

Castellacci: «Vi spiego Lippi. Ero il ct dei medici, volevo cambiare il centravanti, lui mi disse “aspetta” e quello segnò»

Bella intervista della Gazzetta dello Sport (a firma Fabio Licari) a Enrico Castellacci medico dell’Italia campione del mondo nel 2006. Recentemente ha anche parlato della situazione infortuni del Napoli.

«Sono troppo amico di Marcello per parlare dei suoi successi, del Mondiale, della Juve, di quello che lo rende uno dei più grandi di sempre. Avrei mille aneddoti per spiegare la sua grandezza, ma ce n’è uno speciale. Una partita tra la nazionale medici e quella dei giornalisti. È il 2004, Lippi non è ancora il ct. Io sono il tecnico dei medici. Sull’altra panchina c’è Fascetti, bel paradosso per chi ha sempre odiato voi giornalisti. Marcello è il mio assistente in panchina. Gioca un amico, Lello, fissato col fare il centravanti. Non tocca palla. Dopo un’ora mi girano, mi alzo e gli urlo: “Basta, Lello, ora ti cambio!”. Sento una mano sulla spalla ed è Marcello che mi fa: “Io lo lascerei altri cinque minuti, Enrico…”. E io: “Se lo dici tu…”. Cinque minuti e Lello fa gol. Capite perché Lippi è Lippi?».

Scrive la Gazzetta:

Enrico Castellacci è stato il medico della Nazionale, anzi, è il medico per il quale Lippi ha rischiato di non essere ct: «Non firmò finché non approvarono la mia nomina. Passava il tempo, la storia si complicava: “Lascia stare, non perdere quest’occasione”. Lui: “Voglio te nello staff o niente”. Non era amicizia, ma stima professionale».

Castellacci e l’infortunio di Gattuso prima del Mondiale

Lippi e la vostra amicizia.
«Nata spontaneamente dal primo giorno. Un fratello. Un leader senza eguali. Nello spogliatoio nessuno ha mai fiatato quando parlava. Allenò il Resto del Mondo contro lo United di Ferguson: parlò un po’ italiano e un po’ inglese, si fece aiutare da Vialli, e i giocatori, tutti i più forti dell’epoca, rimasero con gli occhi fissi su di lui senza pensare ad altro. Permaloso e antipatico lo definisce solo chi non lo conosce». 

Gattuso lo prese scherzosamente per il collo quando disse che avrebbe lasciato la Nazionale…

«Gattuso è una delle storie più belle del Mondiale 2006. Era la vigilia della partenza per Duisburg, faccio il giro nelle camere, entro da Rino e lui è sul letto che si copre di fretta la gamba, un po’ imbarazzato. “Rino, che hai?”. Lui: “Niente, dottore…”. “Fammi vedere”, gli dico. Ma quale niente: una ginocchiata in allenamento, lesione grave del vasto intermedio, il muscolo più vicino all’osso. “L’abbiamo perso”, dissi a Marcello. Pensavamo anche alla stampa: ci avreste distrutti se aveste scoperto che portavamo uno che doveva restare a casa».

E quindi?

«Marcello mi chiese: “Può recuperare?”. Dissi: “Un altro ti direi no, ci vogliono due mesi. Con Rino forse possiamo”. Gattuso minacciò di aggrapparsi al pullman se l’avessimo lasciato, e saltò solo il debutto con il Ghana. Il primario dell’ospedale in Germania aveva detto: “In un paio di mesi ce la fa”. Io dissi allora a uno dello staff azzurro: “Puoi dare al professore due biglietti per domani?”. Non le dico cosa ho sudato in panchina…». 

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