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È finita la diversità della Juventus, i suoi modelli societari sono Napoli e Atalanta non il Real Madrid (Gazzetta)

L’ambiente bianconero, tifosi ma anche addetti ai lavori, fatica a digerire la rivoluzione epocale di Elkann. Sono fermi al tossico slogan di Boniperti

È finita la diversità della Juventus, i suoi modelli societari sono Napoli e Atalanta non il Real Madrid (Gazzetta)
Db Reggio Emilia 19/05/2021 - finale Coppa Italia / Atalanta-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Andrea Agnelli-John Elkann

È finita la diversità della Juventus, oggi i suoi modelli societari sono Napoli e Atalanta non il Real Madrid (Gazzetta)

Franco Arturi, nella sua rubrica di dialogo con i lettori, prende spunto da una lettera su una frase di Buffon sulla fascia di capitano a rotazione («nella Juve non si fa») per scrivere che la Juventus è cambiata ma che il mondo Juve fa fatica ad assimilare questo cambiamento.

Scrive Arturi:

Non mi pare che l’ambiente bianconero, a partire dai tifosi, ma anche da molti addetti ai lavori, abbia digerito ed elaborato la rivoluzione epocale della gestione Elkann, dopo l’abbuffata di successi, ma anche i buchi economici e i danni di immagine, della
conduzione societaria precedente. È ancora nell’aria una sorta di legge non scritta, di vocazione al trionfo, che discende dal celebre e tossico slogan programmatico di Boniperti: «Vincere è l’unica cosa che conta». Per il quinto anno consecutivo verosimilmente lo scudetto non andrà a Torino.

Vincere ma con i bilanci in ordine, la Juventus come Napoli e Atalanta

(…) All’improvviso si cambia allenatore in corso, come qualsiasi altro club, si sbagliano acquisti, si rischia il dissesto economico, si considera traguardo utile qualcosa che veniva dato in precedenza per scontato, magari non si riempie lo stadio, peraltro sottodimensionato rispetto alle concorrenti milanesi e romane.

Un allenatore che non vince alla Juve non è necessariamente un “perdente”, ma forse un tecnico che avrebbe avuto bisogno di un po’ di tempo in più. A Pioli e Inzaghi, per dire, è stato concesso. Non entro nella valutazione sul licenziamento di Motta: forse era inevitabile e ben giustificato. Ma se la motivazione è un generico «alla Juve non puoi non vincere», allora non ci siamo. Qualcuno deve rendersi conto che i modelli societari della Juve di oggi non sono il Real Madrid o il Manchester City, ma l’Atalanta o il Napoli, cioè club che tentano di scalare il campionato con i bilanci in ordine. Milan e Inter sono più avanti in questa nuova consapevolezza. La Juve è indietro, e non soltanto in classifica. 

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