Ammenda e squalifica “per avere, entrando sul terreno di giuoco, contestato in maniera plateale e concitata una decisione arbitrale, reiterando tale atteggiamento”

Il giudice sportivo ha deciso la punizione per Simone Inzaghi, tecnico dell’Inter che nell’ultima gara a San Siro contro l’Udinese è stato espulso per una veemente protesta contro l’arbitro Chiffi. Inzaghi, come al solito, ha per altro accompagnato le proteste entrando in campo gesticolando all’indirizzo del direttore di gara.
Per questo l’arbitro Chiffi ha estratto il rosso all’indirizzo dell’allenatore dell’Inter. Il giudice sportivo ha aggiunto alla squalifica anche un’ammenda di 5 mila euro, “per avere, al 48° del secondo tempo, entrando sul terreno di giuoco, contestato in maniera plateale e concitata una decisione arbitrale, reiterando tale atteggiamento dopo la notifica del provvedimento di espulsione”.
Quindi solo una giornata di squalifica e la multa. Niente di più. Probabilmente la squalifica non è stata più dura perché Inzaghi non ha proferito espressioni ingiuriose o irriguardose nei confronti del direttore di gara, limitandosi a una protesta sebbene veemente. In quel caso, infatti, in base all’art. 36 del Codice di Giustizia Sportiva le giornate di squalifica sarebbero state almeno due.
Di seguito il comunicato del giudice sportivo:
“Squalifica per una giornata effettiva di gara, ammonizione con diffida e ammenda di €5.000,00
Inzaghi Simone (Internazionale): ammonizione (Nona sanzione); per avere inoltre, al 48° del secondo tempo, entrando sul terreno di giuoco, contestato in maniera plateale e concitata una decisione arbitrale, reiterando tale atteggiamento dopo la notifica del provvedimento di espulsione“.
Simone Inzaghi ha più minuti in campo di Douglas Luiz: per lui è in vigore un regolamento a parte
McEnroe pronunciò frasi di ogni genere contro i giudici di sedia (come «non vedi neanche i lacci delle tue scarpe!») ma è ancora ricordato per quella frase del 1981: «You cannot be serious». Almeno nel tennis ad ogni frase sopra le righe corrispondeva un penalty point. McEnroe poi vinse quella finale perché era troppo forte. Succede qualcosa di simile all’Inter di Inzaghi. Il suo allenatore è irrequieto, in panchina da mesi è in fase di climax ascendente. Fa sempre peggio. Sbraita con i propri calciatori in frac – che poi pure questo è un tema: i calciatori hanno veramente tempo di curarsi dei suoi rimproveri mentre giocano? – protesta letteralmente per tutte (sì, tutte) le decisioni sfavorevoli. Ogni fallo o rimessa laterale. Poi va in sala stampa e parla dell’Inter come parte lesa, spesso lamentandosi e creando una tensione controproducente.
Mourinho veniva espulso per qualunque cosa
Ieri nella gara contro l’Udinese è stato espulso. Chiffi ha osato l’inosabile. Ma cosa ha dovuto fare perché un arbitro in Serie A si accorgesse dei suoi comportamenti reiterati? Inzaghi è entrato in campo urlando «è fallo! è fallo!» all’indirizzo dell’arbitro che allora non ha potuto esimersi. Entrare in campo dovrebbe essere per gli allenatori contro il regolamento. Eppure non sembra all’avviso di chi scrive che questa norma, regolamentata a pag. 52 del Regolamento Fifa del gioco del calcio, venga applicata con la costanza dovuta. Qui due occasioni simili durante Inter-Monza della scorsa giornata, dove non fu preso alcun provvedimento (si intende nemmeno l’ammonizione ndr).
Praticamente l’allenatore dell’Inter ha più minuti in campo di Douglas Luiz con la Juventus. Ironia a parte, non si capisce che cosa in Serie A impedisca i direttori di gara a tenere fermo l’allenatore dell’Inter lì dove dovrebbe lavorare. Fino a che si trattasse di un semplice non-rispettare la sua area tecnica durante fasi concitate della partita, un solo richiamo o un’osservazione senza sanzione possono essere apprezzate e guardate come buonsenso.
Ma trattandosi di un atteggiamento reiterato e oseremmo dire spudorato, in continuo aumento da un punto di vista di intensità e regolarità con cui viene effettuato, ci si chiede come sia possibile che su tanti arbitri che vanno a lavorare a San Siro nessuno abbiamo mai voluto rispettato la regola e abbia provato a far capire all’allenatore dell’Inter di non poter comportarsi come un calciatore o come un bambino che fa Parkour a bordocampo. Se n’era accorto anche Nesta, che dopo Inter-Monza aveva proprio dichiarato: «Avevo il quarto uomo sempre attaccato a me mentre Inzaghi era in campo».
Mourinho – che pure non era uno stinco di santo nell’approcciarsi ai direttori di gara – veniva espulso per qualsiasi cosa. In due anni e mezzo di Roma è stato espulso 7 volte. A questo punto viene da pensare che gli arbitri si divertano a guardarlo esibirsi in macarene e balli vari da balera a ridosso del fallo laterale.