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Felipe Melo: «Buffon scommetteva sulla Serie C brasiliana e non era l’unico a chiedermi informazioni»

A SportTv: «Scommetteva e ha vinto molti soldi, ma poi ha anche perso molto. E non era solo lui, c’erano  anche altri che me lo chiedevano»

Felipe Melo: «Buffon scommetteva sulla Serie C brasiliana e non era l’unico a chiedermi informazioni»
Db Monza 02/03/2022 - campionato di calcio serie B / Monza-Parma / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Gianluigi Buffon

Felipe Melo, ex centrocampista che ha militato anche nella Juventus, ha rilasciato alcune dichiarazioni a SporTV su Buffon. «Scommetteva sulla Serie C brasiliana, e non era l’unico a chiedermi delle informazioni», ha dichiarato Melo riferendosi proprio all’ex capitano della Juventus.

Felipe Melo: «Buffon ha vinto molti soldi, ma ha anche perso molto»

Durante l’intervista a SportTV ha poi dichiarato:

«So che sarà un tema controverso perché dirò una cosa che pochi sanno. Quando giocavo per la Juventus, alloggiavamo in un hotel a Torino che si trovava in un centro commerciale e aveva anche un cinema. Andavamo al cinema e Buffon scommetteva… Si sedeva davanti al computer, o aveva con sé il suo iPad, e scommetteva. E mi chiedeva: “Amico, che ne dici di questa partita qui in Série C brasiliana?’. E io rispondevo: “Che succede, amico, sulla Série C?’».

«Sì, scommetteva e ha vinto molti soldi, ma poi ha anche perso molto. E non era solo lui, c’erano  anche altri che me lo chiedevano», ha concluso il brasiliano.

Scommesse, forse Spalletti sapeva quando disse: “Non si viene in Nazionale per giocare fino alle 4 del mattino”

Franco Ordine sul Giornale rievoca una frase di Spalletti commissario tecnico, frase che oggi dovrebbe far pensare, oggi che è riemersa (anche se non c’è granché di nuovo) la ludopatia di tanti calciatori.

Chi sconta una squalifica, e magari è andato in pellegrinaggio presso scuole e associazioni a confessare il proprio peccato, sana il proprio debito, non può pagare “carriera natural durante” gli errori commessi. Senza rievocare i due mondiali vinti dal calcio italiano nell’82 e nel 2006 con alle spalle storie di scandali, è forse il caso di puntare i riflettori sul mancato controllo da parte di club, dirigenti e procuratori i quali sapevano e anzi, in qualche circostanza, non hanno aiutato i propri assistiti a liberarsi da quella morsa infernale.

C’è una foto, pubblicata nei giorni scorsi riferita a un ritiro azzurro, che ritrae alcuni calciatori riuniti intorno a un tavolo, intenti a giocare a poker on line, che procura inquietanti interrogativi. Possibile che nessuno si accorgesse di questa pratica? Possibile che nessun famigliare sia intervenuto come ha fatto, ad esempio, Andrea Pirlo bloccando i conti del figlio Niccolò? Chi avesse un po’ di memoria, sulla questione, dovrebbe oggi apprezzare la famosa “sparata” di Luciano Spalletti, ct della Nazionale, («non si viene qui per giocare fino alle 4 di mattina!»). Forse sapeva e lanciò l’allarme rimasto inascoltato.

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