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Gravina: «In Italia le scommesse producono 16 miliardi di euro, allo sport non viene riconosciuto nulla»

Dal palco de Il Foglio: «Penso poi al divieto della pubblicità del betting: tutti possono scommettere, ma le società non possono fare pubblicità»

Gravina: «In Italia le scommesse producono 16 miliardi di euro, allo sport non viene riconosciuto nulla»
Mg Londra (Inghilterra) 01/06/2022 - Finalissima 2022 / Italia-Argentina / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Gabriele Gravina

Gabriele Gravina, presidente del Figc, è intervenuto dal palco dell’evento organizzato a San Siro de Il Foglio:
«Sono stati abbandonati i personalismi del passato, l’assemblea elettiva del 3 febbraio ha mandato un messaggio. Che per il bene del calcio bisogna stare tutti insieme».

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Gravina: «Tutti possono scommettere, ma le società non possono fare pubblicità»

Perché non è stata data una vicepresidenza alla Lega Serie A, visto il riavvicinamento?
«Proprio per una questione di autonomia. A Ezio (Simonelli, presidente di Lega) mi lega un’amicizia decennale. Però ci vogliono dei percorsi, la Serie A legittimamente ha rivendicato e ottenuto un ruolo importante, credo anche nell’interesse della Lega di A. Nel momento in cui ricoprisse una vicepresidente, immagino le difficoltà in caso di votazioni conflittuali. Però credo che la sua presenza nel comitato di presidenza, sia forte e importante. La Serie A è forte e presente».

Ha parlato anche di ritrovata sintonia con il ministro Abodi.
«Sì, ci sono temi critici, l’agenda del ministro su molti coincide con la nostra. Ci sono cose che il calcio rivendica, non perché sia un atto che vada a intaccare l’equilibrio economico-finanziario della politica complessiva del nostro Paese. Noi rivendichiamo qualcosa che ci spetta di diritto. Siamo in sintonia con la Lega di A e con le altre leghe, con le componenti di tutto lo sport italiano. Non è pensabile che, nel mondo delle scommesse, noi aumentiamo il valore della produzione del nostro Paese per 16 miliardi di euro: in tutti i Paesi d’Europa è stato avviato un riconoscimento doveroso, che poi è la conseguenza di un principio sancito dalla Commissione europea, che ha parlato della tutela del diritto d’autore in relazione alle scommesse.

Non capisco perché allo sport italiano non venga debba essere riconosciuto nulla. Oggi diciamo che lo sport è cultura: alla cultura viene riconosciuta una tax credit, al calcio no. Penso poi al divieto della pubblicità del betting: tutti possono scommettere, ma le società non possono fare pubblicità. Sappiamo che il percorso è lungo, che ci sono divergenze che non riguardano la maggioranza politica ma altri soggetti».

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