Il questore di Milano: «C’era questa ferita profonda in città, vedere il nostro tifo legato a questi soggetti criminali. Abbiamo fatto pulizia»

Guerra ultras Inter, il mandante Beretta era andato a Pietrelcina a chiedere la grazia per il delitto commesso
I quotidiani dedicano ampio spazio all”operazione della Procura che ha arrestato sei persone per l’omicidio dell’ex capo ultras Inter Vittorio Boiocchi. A ordinarne la morte sarebbe stato il collega-rivale Andrea Beretta.
Scrive Repubblica:
Un’azione «violenta e professionalmente organizzata, premeditata e commessa con modalità mafiose». Epitaffio, quello scritto dal gip, non per un boss, ma per un capo ultrà ucciso da compagni di fede calcistica. «Siamo stati noi a organizzare tutto ». È il 22 novembre quando, da una località protetta, Andrea Beretta mette a verbale le sue prime parole da collaboratore di giustizia. Puntano subito all’omicidio di Vittorio Boiocchi, l’ex leader della Curva Nord interista freddato sotto il suo appartamento la sera del 29 ottobre 2022. Ucciso per 50 mila euro. Per una lotta di potere. E perché il rivale, a sentire il racconto di Beretta, lo minacciava. Stessa molla estessa dinamica replicate il 4 settembre 2024, quando a cadere fu il rampollo di ’ndrangheta Antonio Bellocco al culmine della seconda guerra di tifo dentro il Meazza.
Repubblica aggiunge che Beretta era poi andato a Pietrelcina a chiedere la grazia per il delitto commesso.
Era presente, nella ricostruzione degli investigatori, anche Daniel D’Alessandro. Ma dopo i sopralluoghi in taxi e al “baretto”, il luogodi ritrovo del tifo interista dietro il Meazza, era arrivato l’unico inconveniente, una caduta dallo scooter che provocherà una leggera zoppia dei sicari, notata dai due testimoni oculari. Beretta era venuto a saperlo qualche giorno dopo, a Pietrelcina, dov’era fuggito con la compagna — a suo dire — a chiedere la grazia a Padre Pio per il delitto commesso. Aggiunge un particolare inedito su D’Alessandro: «Lui si è tatuato una lacrima sulla faccia,dopo l’azione. La lacrima è sinonimo di chi uccide un uomo, no?».
Tatuaggio riscontrato, come gli altri dettagli dell’omicidio. E arriva questa operazione che chiude un cerchio. «C’era questa ferita profonda a Milano — commenta il questore Bruno Megale — quella di vedere il nostro tifo legato a questi soggetti criminali. Abbiamo fatto pulizia, questa indagine è un punto di non ritorno».
Guerra ultras Inter, Beretta confessa di essere stato il mandante dell’uccisione di Boiocchi per 50mila euro
La guerra interna degli ultras della curva Nord di San Siro legata all’Inter sembra essere arrivata a un punto di svolta: “un omicidio con modalità mafiose inserito nel contesto di una “guerra” sulla gestione degli affari economici legati al mondo delle curve di San Siro”, così è stata descritta l’uccisione dello storico capo ultrà Vittorio Boiocchi da parte del mandante Andrea Beretta, che ora sta collaborando con la giustizia. Arrestate sei persone.
La procuratrice aggiunta di Milano Alessandra Dolci, nel corso di una conferenza stampa, ha spiegato:
«La scelta collaborativa di Andrea Beretta è stata uno dei passaggi decisivi per la risoluzione dell’omicidio di Boiocchi. Beretta ha affermato di essere il mandante dell’omicidio, ha riferito il movente di ordine economico e ha detto di aver commissionato l’omicidio per 50mila euro suddivisi tra i vari soggetti coinvolti per eliminare quello che era stato fino a quel momento il leader della curva Nord dell’Inter, per prendere il suo posto e dividere i profitti».
La collaborazione di Beretta era cominciata con le seguenti dichiarazioni:
«Per quanto riguarda l’omicidio Boiocchi, non c’entra niente Antonio Bellocco e la famiglia Bellocco, siamo stati noi a organizzare tutto. Praticamente quando è uscito Vittorio dalla carcerazione».
Beretta avrebbe descritto anche l’apice della discussione avuta con Boiocchi sulla spartizione dei proventi degli affari connessi all’attività della Curva Nord e del merchandising.
Il gip scrive che è stato tutto confermato anche tramite messaggi analizzati dalle indagini. L’esecuzione materiale sarebbe stata demandata al prezzo di 50mila euro a Marco Ferdico e suo padre. Sarebbe stato l’ultrà interista Mauro Nepi a suggerire a Beretta di rivolgersi ai Ferdico.