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Guida rivela: «Posso arbitrare il Napoli, ma ho deciso di non farlo perché ho tre figli e voglio stare tranquillo»

A Radio Crc: «Il calcio (a Napoli) viene vissuto in maniera diversa da altre città come Milano. Quando ho commesso degli errori non era così sicuro passeggiare per strada o andare a fare la spesa»

Guida rivela: «Posso arbitrare il Napoli, ma ho deciso di non farlo perché ho tre figli e voglio stare tranquillo»
Db Milano 05/02/2022 - campionato di calcio serie A / Inter-Milan / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Marco Guida

Marco Guida, arbitro internazionale, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Radio Crc in cui ha parlato di svariate questioni rivelate al calcio italiano. Tra gli argomenti trattati, il 43enne nativo di Pompei ha affrontato quello della violenza nei confronti dei suoi colleghi sui campi di periferia o nel calcio giovanile, ma ha anche fatto un rivelazione riguardante il Napoli: lui e Fabio Maresca – altro fischietto di origini partenopee – hanno declinare l’invito a dirigere le partite del club azzurro

Le parole di Guida

«Il tema delle violenze sugli arbitri è molto delicato soprattutto quando si parla di ragazzi di 14-15 anni che quotidianamente subiscono violenze. Ci tengo a mandare un caloroso abbraccio a Diego da parte di tutta la nostra associazione nazionale e internazionale, poiché anche tanti colleghi dell’estero hanno espresso solidarietà verso di lui. Quello che ha vissuto Diego è un attacco vile, vigliacco e disgustoso. Sono i media e i giornali che rappresentano l’arbitro come la figura del nemico da insultare a prescindere chi ha gran parte della responsabilità di chi fa in modo che questi episodi accadono. Io non riesco a passarci sopra, non riesco a vedere una partita di un ragazzino in cui i genitori dei ragazzi che giocano in campo a prescindere lo insultano, un ragazzino coetaneo dei loro figli. Io sono genitore di tre figli e credo fortemente che sia un qualcosa di profondamente diseducativo per i ragazzini. Qui parliamo di ragazzini che per passione e per un senso di rispetto delle regole fanno questo lavoro e praticano questo sport per diventare un giorno arbitri di serie A e vengono insultati dall’inizio alla fine della partita. Anche io sono passato per i campi di provincia e ho preso degli insulti però questa è un’attività che ti fortifica come uomo e poi come arbitro. Ho avuto la fortuna di non subire mai un’aggressione. Da genitore mi fa molto male sentire di ragazzi di 14 anni che vengono insultati e aggrediti. Sono rimasto colpito dalla scena di una mamma di un ragazzo che mentre un giovane arbitro veniva aggredito gli gridava “venduto”. Questi ragazzi arbitrano per 30 euro a partita che equivale ad una pizza e lo fanno solo per passione e rispetto delle regole. Mettetevi nei panni di quel genitore che deve assistere all’aggressione del proprio figli che potrebbe essere un loro coetaneo», ha detto Guida.

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«Il messaggio deve arrivare da tutto il mondo del calcio. Dall’anno prossimo sarà solo ed esclusivamente il capitano a poter parlare con il giudice di gara poiché il giocatore si sentirà responsabilizzato dei comportamenti della propria squadra. Quello che è accaduto sabato è un accaduto che deve far riflettere tutto il mondo del calcio», ha sottolineato il direttore di gara campano.

E a proposito di Campania…

«Eliminazione limiti territoriali? Ci tengo ad essere trasparente sulla questione. Non c’è nessun retropensiero, il nostro designatore arbitrale Gianluca Rocchi può scegliere il miglior arbitro per la miglior partita. Noi siamo persone per bene. Io e Fabio Maresca possiamo arbitrare tranquillamente a Napoli, ma abbiamo deciso di non farlo poiché il calcio viene vissuto in maniera diversa da altre città come Milano anche se abbiamo avuto la proposta. Non ci sono linee territoriali, abbiamo fatto solo quello che riteniamo fosse più opportuno. Io vivo la città di Napoli e abito in provincia. Ho tre figli e mia moglie ha un’attività. È una scelta personale. La mattina devo andare a prendere i miei figli e voglio stare tranquillo. Il calcio da noi viene vissuto con molta emotività. Quando ho commesso degli errori non era così sicuro passeggiare per strada così come andare a fare la spesa. Pensare di sbagliare ad assegnare un calcio di rigore e di non poter uscire 2 giorni di casa per svolgere le mie attività sportive non mi fa sentire sereno. L’AIA ci ha dato piena libertà di poter arbitrare qualsiasi squadra in qualsiasi momento. Finale di Champions a Monaco? No, è impossibile poiché sono fermo da un bel po’ per un infortunio. Nei prossimi anni potrebbe essere un’idea», ha concluso.

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