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I guai col fair play finanziario non sono uguali per la stampa italiana: il Chelsea è una notizia, la Juventus no

Una riflessione di Ziliani ci ricorda i due pesi e le due misure dell’informazione italiana. Che riapre parzialmente gli occhi con la Sampdoria

I guai col fair play finanziario non sono uguali per la stampa italiana: il Chelsea è una notizia, la Juventus no
Ferrari's Chairman and CEO John Elkann walks next to the Ferrari cars ahead of the Saudi Arabian Formula One Grand Prix at the Jeddah Corniche Circuit in Jeddah on March 9, 2024. (Photo by Giuseppe CACACE / AFP)

Fair play finanziario? Per la stampa italiana conta solo il brand

Che in Italia ci sia un problema di libertà di stampa è da tempo noto a tutti. Non a caso nell’ultima classifica stilata da Reporter Senza Frontiere il nostro Paese è scivolato addirittura al 46° posto. E che il problema riguardi anche la stampa sportiva appare lapalissiano.

Come ha evidenziato Paolo Ziliani nella sua newsletter Palla avvelenata, vari siti di informazione sportiva si sono occupati nelle scorse ore del grave rischio di esclusione dalle coppe europee che sta correndo il Chelsea per aver violato una delle tre regole del Fair Play Finanziario Uefa, e cioè quella che vieta ai club di accusare a bilancio perdite superiori a 60 milioni complessivi in 3 anni.

In pratica, la squadra londinese nell’ultimo triennio ha registrato perdite per addirittura 420 milioni di euro. Perdite che ha disperatamente tentato di mascherare vendendo a se stesso due hotel e la squadra di calcio femminile appartenenti però allo stesso proprietario del club. L’Uefa non ha ovviamente ritenuto validi questi introiti in quanto provenienti da “transazioni con parti correlate”. I Blues, per evitare l’esclusione dalle coppe sin dalla prossima stagione, stanno cercando di trovare un accordo che preveda una forte multa e l’apertura di un Settlement Agreement della durata di tre anni nel corso dei quali il club s’impegna a rientrare sotto l’asticella dei limiti imposti dall’Uefa.

La stessa attenzione riservata dai media italiani al Chelsea non è stata invece dedicata alla Juventus, che esattamente come i Blues ha chiuso i suoi ultimi bilanci con una perdita di 123,7 milioni nel 2022-23, di 199,2 milioni nel 2023-24 (per un totale, in due anni, di 322,9 milioni) e farà registrare un grave passivo anche nel prossimo bilancio, il terzo, portando il totale del triennio a superare i 400 milioni.

Ora, essendo i bilanci della Juventus pubblici (ricordiamo che la società è quotata in borsa), sorge spontanea la domanda posta sempre da Ziliani: “Come mai i media italiani parlano del Chelsea che rischia l’esclusione dalle coppe per perdite superiori a 400 milioni e non dicono niente, ma proprio niente, sul conto della Juventus che ha accumulato perdite superiori a 400 milioni e che a differenza del Chelsea è addirittura recidiva, tant’è vero che per irregolarità nei bilanci è reduce da una squalifica di un anno ed è chiamata a pagare ora anche la seconda metà della multa da 20 milioni inflittale due estati fa in sovrappiù alla cacciata dall’Europa?”. Forse per una questione di brand da salvaguardare?

E sempre per una questione di brand calcistici da salvaguardare (in ossequio al Gravina pensiero), solo l’altro giorno la Gazzetta (https://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-B/Sampdoria/07-04-2025/samp-incubo-serie-c-sogno-mancini-squadra-sotto-scorta.shtml) ha scoperto le conseguenze dello scandaloso salvataggio operato due anni fa dalla Figc a favore della Sampdoria, che fu ammessa a partecipare al campionato di Serie B a dispetto della totale mancanza dei minimi requisiti regolamentari. Uno scandalo ovviamente più volte evidenziato solo da solito Ziliani nella sua newsletter su Substack.

In pratica, in base al business plan presentato al Tribunale di Genova il club doriano per stare in piedi avrebbe dovuto necessariamente essere promosso in Serie A e altrettanto necessariamente avrebbe dovuto conservare il posto in A nella stagione successiva (cioè quella in corso). Uno scenario improponibile sotto ogni punto di vista, figuriamoci dal punto di vista regolamentare, e soprattutto un trattamento diametralmente opposto a quello riservato in passato a Chievo Verona e Reggina, che per inadempienze amministrative di poco conto se confrontate a quelle commesse dalla Sampdoria sono finite sul patibolo della giustizia sportiva Figc.

Anche in questo caso, come in quello dei bilanci della Juventus, si è dunque registrato un silenzio assordante da parte dei media sportivi, troppo attenti a non disturbare il sommo manovratore del calcio italiano e soprattutto a salvaguardare i brand. Anche se nel caso della Sampdoria si tratta solo di un brandino.

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