Che succede agli azzurri nell’intervallo? Si sono spenti e non si sono più riaccesi. Ripresa priva di energia e cattiveria agonistica

Il black-out del Napoli è fisico o caratteriale? Capirlo è fondamentale (Gazzetta)
La Gazzetta dello Sport, con G. B. Olivero, analizza la partita del Napoli e soprattutto la marcata differenza tra primo e secondo tempo.
Chissà cosa succede al Napoli nell’intervallo. Il calo nella ripresa è diventato un’antipatica abitudine e a Bologna è costato parecchio. L’Inter resta lassù con tre punti di vantaggio: lo spreco di Parma non è stato punito dagli azzurri, anche loro raggiunti, dopo aver assaporato il successo, da un meraviglioso colpo di tacco di Ndoye. In teoria il pareggio del Napoli è meno grave per la forza dell’avversario.
La realtà, però, è diversa: chi insegue non può sprecare nessuna occasione e il Napoli ieri sembrava aver capito l’importanza capitale della vittoria prima di raggomitolarsi su se stesso giocando una ripresa priva di quell’energia e quella cattiveria agonistica che le avevano consentito di irretire il Bologna e di chiudere in vantaggio il primo tempo.
Il Napoli si è spento all’improvviso e non si è più riacceso. Il Bologna è cresciuto, ma l’impressione è che sia stato il blackout degli azzurri (fisico o caratteriale? Capirlo è fondamentale) a favorire la risalita dei rossoblù.
Il Napoli come l’Inter, gioca un tempo solo (Giuseppe Manzo – il Napolista)
Maledetto secondo tempo, ancora una volta. Contro il Milan qui fu scritto di un Napoli dr. Jeckyll e mr. Hyde, stasera a Bologna ancora di più. Nella ripresa gli azzurri spariscono e il pareggio diventa un punto d’oro anche se resta il rammarico come a Roma, contro l’Udinese, il Como e il Venezia: tanti punti persi nella ripresa. L’ultima gara giocata interamente dal Napoli è quella contro l’Inter in casa a inizio marzo.
Nel primo tempo la fase iniziale è di studio tra le due squadre a centrocampo con il palleggio maggiore da parte del Bologna. Al quarto d’ora il primo squillo è di Neres che tira alto, servito da Lukaku. Al secondo squillo minuto 18 con il belga come assistman per Anguissa che si invola, supera il portiere e segna il vantaggio. A quel punto i felsinei insistono con un palleggio che non porta pericoli né tiri in porta mentre il Napoli fallisce due buone occasioni con McTominay e Neres. L’unico tiro è allo scadere da fuori area che finisce alto per i bolognesi.
Nel secondo tempo i primi 10 minuti vedono un Napoli che abbassa il baricentro sotto il forcing bolognese con le due ali a provare qualche scompiglio. Gli azzurri non reagiscono e si chiudono troppo, in questo modo all’ennesimo cross in area Ndoye trova il jolly di tacco e pareggia. Il Napoli non riesce a seguire il passo né ad attaccare, Conte prova la carta Raspadori al posto di uno spento Neres e Gilmour per un acciaccato McTominay. Gli azzurri non riescono a imbastire una sola azione d’attacco e provano solo a difendersi dal palleggio costante dei felsinei. E al 90° Scuffet riesce a parare un colpo di testa prima e poi su Castro. Nell’ultimo secondo del recupero alla prima azione della ripresa gli azzurri rischiano di pescare il jolly su un calcio piazzato di Raspadori e un batti e ribatti con Rahamani che non riesce a tirare verso la porta.
Restano i 3 punti di distanza e una similitudine con la squadra di Inzaghi: il Napoli gioca un tempo e molti suoi uomini determinanti a centrocampo sono in debito d’ossigeno o acciaccati. Nelle prossime 7 gare le avversarie sono squadre che devono salvarsi o hanno poco da dire al campionato. Non si può più, nel caso, non approfittare di un passo falso dell’Inter che ad aprile avrà Bologna e Roma: ora bisogna vincerle tutte con la consapevolezza che lo scudetto si potrà assegnare solo all’ultima giornata. Provarci ancora con la Champions in cassaforte è un dovere a cui Conte non vorrà sottrarsi.