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Il Napoli si è già trovato primo a pari merito a cinque dalla fine e con un calendario migliore: finì malissimo

Nell’80-81, con Juve e Roma (l’anno del gol di Turone). Oggi, 44 anni fa, Napoli-Perugia 0-1: la fine del sogno. Una squadra normale con Krol extraterrestre

Il Napoli si è già trovato primo a pari merito a cinque dalla fine e con un calendario migliore: finì malissimo

Il Napoli si è già trovato primo a pari merito a cinque dalla fine e con un calendario migliore: finì malissimo

Non è la prima volta, ovviamente, che il Napoli si gioca lo scudetto in volata. Non è nemmeno la prima volta che si trova a pari punti, in testa, a cinque giornate dalla fine. Era già successo, ad esempio, nella stagione 1980-81. E in quell’occasione le squadre a pari merito erano tre: Juventus, Roma e appunto Napoli.

Era il Napoli di Rino Marchesi. Ma soprattutto di Rudy Krol appena arrivato come tutti gli stranieri. Fu la stagione della riapertura delle frontiere. La Roma prese Falcao. La Juventus Brady. Il Napoli l’olandese pupillo di Antonio Juliano (che qualche anno dopo portò a Napoli un altro discreto calciatore: argentino, coi ricci). Attorno a Krol c’era una squadra che potremmo definire discreta e forse siamo magnanimi. Un ottimo portiere: Luciano Castellini. Un ottimo esterno di fascia, all’epoca si definiva fluidificante: energico e tecnico: Luciano Marangon. Bruscolotti e Ferrario colonne difensive. Un centrocampo modesto in cui spiccava Tortello Guidetti e in attacco Claudio Pellegrini croce e delizia dei tifosi azzurri e soprattutto Gaetano Musella talento napoletano di Fuorigrotta, abitava dietro la Cumana: quando segnava, la madre apriva la porta e i condomini andavano a omaggiarla.

Fu un gol di Musella a Torino (contro il Torino) a portare il Napoli in testa alla classifica. Quel Napoli fondamentalmente aveva un solo schema: palla a Krol e Rudy fa’ tu. Rudy lanciava, dettava, orchestrava, chiudeva, alzava la linea. Giocava a testa alta e lanciava Pellegrini, Speggiorin, Damiani, Capone. Non proprio Rensenbrink e Johnny Rep ma Krol sapeva come andava il mondo. L’unico che mise realmente in difficoltà quel Napoli fu Nils Liedholm che a Roma mise Pruzzo fisso in marcatura sull’olandese. All’epoca fu una mossa che destò scalpore. Non c’era neanche un millesimo dell’ossessione di oggi per la tattica. Ogni volta che Castellini appoggiava palla all’olandese, spuntava Pruzzo in pressing. E Krol era costretto a passare il pallone. Fu un po’ come tagliare i capelli a Sansone. Tante le partite indimenticabili di Krol. Una su tutte: Napoli-Inter 1-0 con gol di Guidetti da fuori area. Il Napoli si ritrovò in dieci dopo 40 minuti per l’espulsione di Marangon. Pioveva. L’Inter attaccò tutto il secondo tempo e nove mischie su dieci (allora si giocava così) terminavano con un angelo biondo che usciva dall’area palla a terra nel fango.

Il testa a testa del Napoli con Roma e Juventus

Ma torniamo a quel campionato.

Dicevamo: tre squadre a pari punti a cinque giornate dalla fine. Juventus, Roma e Napoli a 35 punti. Gli azzurri avevano un calendario favorevole, al pari della Roma. La Juventus era l’unica squadra ad avere davanti a sé entrambi gli scontri diretti: la Roma in casa e il Napoli fuori. Gli azzurri avevano tre partite in casa e due fuori. A parte la Juventus, tutte partite contro squadre poco temibili (più o meno come oggi): il Perugia già retrocesso, la Fiorentina, il Como e l’Udinese (loro invischiati nella lotta per non andare in Serie B).

La Juventus aveva: Udinese fuori, Avellino in casa, Roma in casa, Napoli fuori e Fiorentina in casa all’ultima giornata.
La Roma: Ascoli fuori casa, il retrocesso Perugia in casa, la Juve fuori, la retrocessa Pistoiese in casa e l’ultima ad Avellino.

La prima partita fu quella che a Napoli i tifosi un po’ più anzianotti non dimenticheranno mai. 26 aprile 1981 (domani sarà 27). Al San Paolo arriva il Perugia già retrocesso che qualche giornata prima aveva fatto tremare la Juventus in una partita che sollevò polemiche infinite. Per un cross di Marocchino con la palla che sembrava abbondantemente uscita nell’azione che portò al rigore dell’1-1, per un fallo non visto sul gol vittoria all’89esimo e perché nel post-partita Bagni e Dal Fiume dissero che Bettega in campo aveva chiesto loro di far vincere la Juventus. Quella fu anche la stagione della nascita del Processo del lunedì di Aldo Biscardi, trasmissione che rivoluzionò (secondo molti in peggio) il racconto calcistico. Ogni polemica veniva sviscerata da Biscardi in quello che allora era uno studio frequentato da giornalisti sportivi colti, arguti, figli di buona mamma, e anche uomini di cultura come ad esempio Carmelo Bene, Zeffirelli, Squitieri e tanti altri.

In ogni caso, a Napoli arriva il Perugia retrocesso. Prima azione: il Perugia va sulla sinistra, crossa al centro e Ferrario in spaccata la mette alle spalle di Castellini. È il primo minuto. Sembra una casualità. Nessuno si preoccupa seriamente. Ma col passare del tempo, appare più chiaro che c’è qualcosa di più. Il Napoli attacca, chiude il Perugia nella propria area. Colpisce pali, tira, si dispera di fronte alle parate dell’ottimo Malizia. E quando, in un’azione rocambolesca, Pellegrini a un metro dalla porta non riesce a buttarla dentro e va a sbattere contro il palo, lo stadio capisce. Il Napoli non segnerà mai. Il sogno scudetto finisce quel giorno, nel modo più atroce. La Juventus vince a Udine, la Roma pareggia ad Ascoli.

Gli ottimisti sostengono che nulla è perduto. Al San Paolo arriva la Fiorentina ma il Napoli spumeggiante non c’è più: finisce 1-1. Il Napoli è ormai a tre punti dalla Juventus capolista. La domenica successiva un lampo di speranza. La Juve pareggia 0-0 con la Roma (la domenica del gol di Turone) e il Napoli all’ultimo minuto vince a Como con un gol dello sconosciuto Palo. Si arriva allo scontro diretto. Se il Napoli dovesse battere dalla Juventus, la raggiungerebbe (ma la Roma vincendo andrebbe in testa). Nulla di tutto questo accade: il Napoli perde in casa 1-0. Le cinque giornate terminano con un’altra sconfitta: a Udine. In cinque giornate il Napoli racimolò tre punti. Quel 26 aprile 1981 è stata a lungo la più grande delusione dei tifosi del Napoli. Almeno fino al primo maggio 1988.

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