L’intervista al Paìs: “Il calcio è stata la mia vita, il modo in cui mi sono espresso meglio e il luogo in cui sono stato più felice. La parte che mi consolava dal dolore interiore che provavo”

Andrés Iniesta “vive come giocava”, scrive El Paìs. In una lunga intervista “parla con la stessa lentezza e dolcezza con cui trattava la palla” anche della depressione: “Mi sono sempre sentito a mio agio a parlarne. Non ho mai avuto timore di parlare di cose che non sono state rosee nella mia vita. Sono parte di me”, confessa.
“Il calcio è stata la mia vita, la mia passione, il modo in cui mi sono espresso meglio e il luogo in cui sono stato più felice. Quella era la parte che mi consolava dal dolore interiore che provavo, che non lasciavo uscire né cercavo di nascondere in qualche modo. Ecco come questi due mondi coesistevano. E il calcio ha vinto”.
Ma “non siamo tutti uguali. Non tutti noi utilizziamo gli stessi meccanismi per uscire da situazioni diverse. Non è facile trovare la persona che ti fa sentire bene e che ti aiuta. Arrivavo sempre dieci minuti prima che iniziasse la seduta con lo psicologo; ma potrebbero esserci persone che non avvertono questa alchimia con il professionista. Ecco perché cerco sempre di parlare da una prospettiva personale, senza dare consigli o lezioni. Cerco solo di raccontare la mia esperienza, la mia storia, di condividerla”.
Racconta che ai tempi del grande Barca Guardiola e lo staff tecnico “ne erano consapevoli. E il fatto che potessi andare ad allenarmi e magari non finirlo perché mi sentivo male, era positivo. Si sono sentiti coinvolti e mi hanno aiutato. Senza questa comprensione sarebbe stato praticamente impossibile uscire da lì”.