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Inter e Inzaghi processati dal Corsera: non si vincono così gli scudetti, superficialità e presunzione

L’Inter si fa male da sola e sul più bello. Cedere di schianto, in vantaggio 2-0 e con 6 punti di vantaggio sul Napoli, sfiora l’autolesionismo.

Inter e Inzaghi processati dal Corsera: non si vincono così gli scudetti, superficialità e presunzione
Db Parma 05/04/2025 - campionato di calcio serie A / Parma-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Henrikh Mkhitaryan

Inter e Inzaghi processati dal Corsera: non si vincono così gli scudetti, superficialità e presunzione

Il pareggio 2-2 tra Parma e Inter è stata una brutta botta per l’ambiente interista che stava già preparando i festeggiamenti dopo aver chiuso il primo tempo in vantaggio di due gol. Stavano pregustando il vantaggio di sei punti in attesa che il Napoli giochi (domani sera) a Bologna contro la temibile squadra di Italiano. Poi, però, nella ripresa c’è stato il solito calo (come contro l’Udinese) che stavolta ha cambiato il risultato. L’Inter avrebbe potuto anche perdere.

Scrive il Corriere della Sera con Alessandro Bocci:

L’Inter si fa male da sola e sul più bello, all’alba della 31ª giornata che poteva essere decisiva per lo scudetto. È vero che mercoledì la squadra di Inzaghi ha giocato 95 minuti ad alta intensità nel derby di Coppa Italia e che martedì, in Baviera, l’attende il Bayern Monaco. Ma cedere di schianto, in vantaggio 2-0 e con 6 punti di vantaggio sul Napoli, è una leggerezza che sfiora l’autolesionismo. Superficialità e presunzione. Non si vincono così gli scudetti. La capolista stacca la spina all’inizio del secondo tempo, convinta di aver già chiuso la pratica e dopo l’uno-due del Parma, riaggiustato da Chivu, rischia persino di perdere. Tutto sbagliato. Anche i cambi ordinati da Inzaghi, squalificato e perciò in tribuna. Simone pensa alla gestione complessiva e non alle urgenze del Tardini. L’inter nel braccio di ferro con il Napoli regala un assist agli azzurri che, vincendo domani sera a Bologna, possono arrivare a meno 1. Non sarà facile però.  

Viva il Parma di Chivu: 2-2 con l’Inter. Tra la via Emilia e il West si riapre (per ora) la lotta scudetto

Tra la via Emilia e il West si riapre (per ora) la lotta scudetto

Tornano vecchi brutti ricordi emiliani per l’Inter di Inzaghi che a Bologna perse lo scudetto tre anni fa. Occhio che il Napoli lunedì a Bologna deve giocare ma per ora la squadra di Inzaghi (nel gabbiotto perché squalificato) si fa rimontare due gol dal Parma dell’ex Chivu. Finisce 2-2 e l’Inter si porta a più quattro. Ma il Napoli deve giocare e in teoria può rosicchiare terreno. In teoria, ovviamente.

Nel primo tempo, come contro l’Udinese, la partita sembra a senso unico. Anche se, come contro l‘Udinese (nella ripresa), Sommer è decisivo con due parate ma in una occasione è soprattutto Bonny a divorarsi il gol che sarebbe stato dell’1-0. Il Parma di Chivu però, nei primi 45 minuti sembra il Parma di Pecchia. Prende gol con facilità disarmante. Due i gol. Uno di Darmian e il secondo di Thuram che sembra sbagliare il tiro e ne viene fuori un cucchiaione imprendibile. Sui social il gol provoca fermento per un probabile colpo di braccio del francese che però al Var non certificano come certo. A Dazn hanno qualche dubbio ma tant’è.

Più del Var possono i cambi di Chivu. Che nell’intervallo cambia tre calciatori. E soprattutto fa entrare Bernabé. Gli altri due sono Pellegrino (il bomber) e Leoni. Il Parma è decisamente più propositivo. Sembra finalmente la squadra di Chivu. E in dieci minuti raddrizza il match. Prima con Bernabé. E poi con l’altro calciatore subentrato Ondrejka.

Inzaghi, recluso nel gabbiotto, perché finalmente espulso dopo i suoi reiterati ingressi in campo, osserva con sguardo fisso, quasi inespressivo. Sul 2-1 fa uscire Lautaro e finisce la partita con tre punte: Thuram, Arnautovic e Correa. Nel finale, Pellegrini si divora il gol del 3-2. E per fortuna stavolta non vale la vecchia regola del football: gol sbagliato, subito. Finisce 2-2.

Un ringraziamento va al presidente del Parma Krause. Perché senza l’esonero di Pecchia, la lotta scudetto non si sarebbe mai riaperta.

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