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Kvaratskhelia è uno degli ultimi veri “giocatori” sopravvissuti al calcio moderno (Guardian)

“Il gioco suggerisce gioia, inventiva, qualcosa di libero. Oggi nessuno gioca più. Sono unità di lavoro, avatar posizionali, non più giocatori”

Kvaratskhelia è uno degli ultimi veri “giocatori” sopravvissuti al calcio moderno (Guardian)
Paris Saint-Germain's Georgian forward #07 Khvicha Kvaratskhelia (C) runs with the ball during the French L1 football match between Paris Saint-Germain (PSG) and Stade de Reims at the Parc des Princes Stadium in Paris on January 25, 2025. Thomas SAMSON / AFP

Non ci vuole il Guardian per certificare che Khvicha Kvaratskhelia è “forse il calciatore più seguito d’Europa in questo momento”. Ma forse, invece, sì, se a scriverlo è Barney Ronay, e l’elogio all’ex fuoriclasse del Napoli non è banale come gli altri.

Ronay descrive il gol all’Aston Villa, ovviamente. Per dire che “in momenti come questi, è allettante parlare all’infinito di Kvaratskhelia. Possiede una gamma di abilità e doti fisiche davvero rara in un calcio moderno sempre più elaborato. Persino l’aspetto è vecchio stile, il fascino peculiare del mancino che avanza con passo lento, i calzettoni nemmeno arrotolati, solo sfacciatamente abbassati. Oltre, ovviamente, a quel modo distintivo di muoversi. Nel caso di Kvaratskhelia, questo ha a che fare con il suo rapporto con il terreno, con la capacità di fermarsi all’improvviso, di ruotare e rigirarsi nella sua stessa sfera di gravità”.

Ma di più: “Può sembrare anacronistico che i calciatori moderni siano ancora chiamati “giocatori”. Il gioco suggerisce gioia, inventiva, qualcosa di libero. Nessuno gioca più. Queste sono unità di lavoro, pioli della struttura umana, avatar posizionali”.

“Ma Kvaratskhelia gioca. Recupera momenti, crea i suoi schemi con la palla. Il punto di forza di questa squadra del PSG è che, come con Désiré Doué sull’altra fascia, gli viene data licenza di farlo all’interno di uno dei reparti più strutturati e pressanti dell’ultimo decennio. È un’impresa rara da parte di Luis Enrique, e soprattutto una dimostrazione di fiducia nel valore di un talento offensivo estremo”.

Kvaratskhelia gollasso in Champions (ci vogliono venti Neres per fare mezzo Kvara).

Kvaratskhelia illumina il Parco dei Principi in Champions League. Il georgiano ha segnato un gol semplicemente straordinario. Dalla sua fascia con la sua andatura, ha fintato di accentrarsi per il tiro a giro, invece ha sterzato, è andato sul primo palo e di sinistro ha fatto partire una fucilata di cui il Dibu Martinez ha solo sentito il fischio. Ha segnato il gol del 2-1, della rimonta completata del Psg sull’Aston Villa ma c’è ancora tanto da giocare. E infatti è finita 3-1.

Ora però vorremmo dedicare due paroline a quei tifosi del Napoli che si ostinano a inserire nella stessa frase Kvaratskhelia e Neres che è un buon giocatore ma non è nemmeno lontanamente paragonabile al campione che ha contribuito in maniera determinante alla conquista del primo scudetto post-maradoniano. Okafor non lo citiamo nemmeno per carità di patria. Ricordiamo ancora quelli che dicevano “le gerarchie sono cambiate”.

A gennaio il Napoli si è indebolito come nessun’altra squadra in lotta per lo scudetto nella storia del calcio. Le ragioni possono essere molteplici, qui non le sindachiamo. Fatto sta che il Napoli ha (s)venduto Kvara al georgiano per 75 milioni. Ma accusare Conte perché non fa giocare Pincopallo oppure Tizio&caio è semplicemente segno dei tempi. Tempi in cui i tifosotti ahinoi hanno libertà di parola.

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