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Lazza: «A sette anni andai a vedere il Milan con mio padre, mi addormentai per l’odore degli spinelli»

A So Foot: «Il grande rimpianto è Balotelli, mi è sempre piaciuto: arrogante, geniale. Il sogno è rivedere Ancelotti in panchina. Lo Chopin del calcio? Difficile»

Lazza: «A sette anni andai a vedere il Milan con mio padre, mi addormentai per l’odore degli spinelli»
Sanremo (Im) 09/02/2023 - 73° Festival di Sanremo / foto Image nella foto: Lazza

Il noto cantante italiano Jacopo Lazzarini – in arte Lazza – è stato intervistato da So Foot prevalentemente sul calcio (ma non solo).

Lazza: «Guardo solo il Milan, Ronaldinho lo Chopin del calcio»

Di seguito l’intervista:

Quali sono i tuoi primi ricordi legati al calcio?
«Uno dei primi risale a quando mio padre mi portò a vedere una partita di Coppa Italia del Milan, ai tempi di Bierhoff. Però ricordo anche che, durante la partita, alcune persone sotto di noi fumavano spinelli e l’odore mi fece addormentare dopo un quarto d’ora. Alla fine chiesi a mio padre di tornare a casa. Avevo 6 o 7 anni.»

Hai mai giocato a calcio?
«Non sono mai stato bravo, di certo non quanto mio padre o mio zio, che erano davvero forti. Mio padre giocava in Serie D e aveva una visione di gioco incredibile. Io il calcio lo vivo soprattutto dal divano, non è mai stato un sogno per me diventare calciatore.»

Perché hai un tatuaggio di Chopin sul polpaccio?
«Perché cerco emozioni anche nella musica, non solo energia. In Chopin trovo virtuosismo e una profondità emotiva unica. Alcune sue composizioni mi toccano nel profondo, specialmente quando le vedo eseguite dal vivo. Sono difficili da suonare, ma incredibilmente belle.»

Chi sarebbe lo Chopin del calcio?
«Bella domanda… Per il virtuosismo direi Ronaldinho, anche se lui trasmetteva gioia, mentre Chopin rappresentava tutt’altro. Forse Ibrahimović, ma anche lui ha un senso dell’umorismo molto presente. Non è facile trovare un parallelo perfetto.»

Chi avresti voluto vedere arrivare in cima e invece non ce l’ha fatta?
«Balotelli. Aveva tutto per diventare straordinario. Mi è sempre piaciuto: era arrogante, geniale, faceva un calcio meraviglioso. Lo conosco anche, ci siamo visti più volte. Mi dispiace non aver visto il meglio di lui negli ultimi anni.»

Dove trovi la musicalità nel calcio?
«Nei cori dei tifosi, nei settori più caldi degli stadi. La curva del Milan, quella del Boca, del Raja Casablanca… Ho visto un video dei tifosi del Raja che cantavano in perfetta coordinazione. Mi ha lasciato senza parole.»

Qual è stato il tuo ricordo più bello da tifoso del Milan?
«La vittoria dello scudetto tre anni fa. Ero impazzito! Ho preso la macchina, nonostante fosse un’auto costosa, e sono andato al Duomo a festeggiare. Dovevo condividere quel momento.»

Un altro?
«Dopo Sanremo 2023, alla prima partita a San Siro: Milan-Tottenham. La Curva Sud che canta “Cenere”… mi ha fatto venire i brividi. Non avrei mai pensato che potesse succedere.»

Ti manca il Milan di una volta?
«Sì, mi manca vedere quel Milan. Quello di Ancelotti era speciale.»

Come spieghi le difficoltà attuali del club?
«Non lo so con certezza. Non sono nello spogliatoio. Sicuramente c’è qualcosa che impedisce ai giocatori di rendere. Ma non voglio parlare di cose che non conosco bene.»

Che ne pensi dei calciatori rapper come Leão, Kean, Depay?
«Quando posso, ascolto i loro progetti. Di Rafa ho sentito diverse cose, anche se non capisco il portoghese. Con Kean ci conosciamo. Boateng però mi ha davvero sorpreso: nei suoi video è più rapper dei rapper stessi!»

Se dovessi identificarti con un giocatore, chi sceglieresti?
«Zlatan o Cristiano Ronaldo. Per la loro disciplina, perfezionismo, fame costante. Però per il modo di comunicare, scelgo ancora Ibrahimović.»

In che senso?
«Perché anche lui, come me, ha un tipo di arroganza empatica. Quando fa certe battute, non suonano mai fastidiose. Come quando a Sanremo disse: “Il presidente, quanti gol ha fatto per sedersi lì?” (Ride). È sempre ironico, brillante. È questo che ti fa amare Ibra.»

Il tuo sogno nel calcio?
«Rivedere Ancelotti sulla panchina del Milan. Oppure Guardiola, che stimo tantissimo. Uno come lui può essere una guida vera, una figura di riferimento per il club.»

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