La partita l’ho vista da lui, in centro a Monza. Conte ha ragione? Diciamo a metà ma non voglio addentrarmi. Ora lassù c’è un Papa argentino

Le penultime lettere di Mario Rui n. 3
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Caro Luigi,
l’ho vista da un tabaccaio, un negozio in centro a Monza, un poco più grande del tuo; infatti, dall’altro lato è pure bar con tavolini e un maxischermo piazzato su una parete. Non ci crederai, ma il mio aereo è atterrato tardi a Malpensa e sono arrivato a Monza che la partita era cominciata da dieci minuti. Ho preso un taxi e mi sono fatto portare in centro, sono entrato in questo bar e ho domandato se si potesse guardare la partita. Il gestore ha alzato gli occhi, mi ha guardato e ha detto: «Uè, ma tu si Mario Rui!», altro che girare in incognito, voi napoletani state ovunque. Ho sorriso, mi ha abbracciato e mi ha detto di seguirlo, mi ha portato nella sala dove stava il televisore. C’erano altre dieci / dodici persone sedute a guardare la partita. Mi ha detto di accomodarmi e mi ha chiesto cosa volessi bere.
La partita mi pareva statica, una roba in cui nulla può accadere. Sentivo che il proprietario del bar, che si chiama Mario, come me, come tutti, era nervoso, farfugliava cose, brontolii, che non capivo. Mentre guardavo la partita mi ha mandato un messaggio tuo figlio: «Mario, la stai guardando? Mo’ vedi che perdiamo a Monza». Luigi mio, ma tuo figlio che ha passato che sta sempre incazzato? Soprattutto sta sempre incazzato nei confronti del Napoli. Tu, piuttosto, come stai? La tabaccheria va bene? Mi manca un po’ passare ed entrare a salutarti. Tu che appoggi gli occhiali sul bancone e dici Uèèè Mario! La conservi sempre la fotografia che ci siamo fatti insieme? Immagino di sì. Mi è dispiaciuto che l’aereo abbia ritardato, mi ero fatto coraggio ed ero pronto a guardare la partita con gli altri tifosi del Napoli, volevo abbracciarli, volevo essere abbracciato.
Ho letto delle sparate di Conte, sì, niente di nuovo, fa così. Ha ragione? Diciamo a metà, scopre adesso cose che avrebbe dovuto sapere prima di venire, o no? Ma non mi voglio addentrare su questioni marginali, stando al lato tecnico – che è la tua passione Luigi caro, tu che sei uomo di campo – il Mister sta facendo un lavoro eccezionale, anche senza Kvara, i ragazzi lo seguono, tengono botta, a volte arrancano, col Monza, ma poi la spuntano, qualcosa ci deve essere. Il fattore Conte? Il furore scozzese? Quando Scott ha segnato, Mario, il proprietario del bar di Monza, è impazzito. Teneva un vassoio con due birre le ha rovesciate per terra. Prima ha imprecato e poi ha detto: «Che bello quando non puoi prendertela con nessuno, quando è solo colpa tua». A fine partita l’ho ringraziato, mi ha chiamato un taxi, poi a Milano ho preso il treno per Napoli, Pasqua la facciamo in costiera, ma se riesco passo a salutarvi, ora vediamo. Sei contento che l’Inter abbia perso? Ora è tutto da giocare. Come scrivevo anche a Salvatore, qualche settimana fa, Orsolini è davvero un giocatore molto bravo e poi è simpatico. Certo che l’Inter, chi lo avrebbe detto – dopo l’anno scorso – che sarebbe stata lì a giocarsela con il Napoli.
È morto il Papa, che personaggio incredibile, non ne abbiamo mai parlato, a te piaceva? Pensa che dove tengo conservate tutte le maglie delle squadre avversarie e dei miei idoli, ne tengo anche una del San Lorenzo, la squadra del Papa, la squadra di Soriano. Che meraviglia, quando Soriano, dopo il ritorno alla vittoria del San Lorenzo, nel campionato di Clausura del 1995, scrisse: «[…] e se lassù c’è un Dio, allora il campionato non poteva essere di nessun altro». Ora lassù c’è un Papa argentino, è inutile che io ti dica su quale squadra italiana stiano scommettendo gli argentini. Nel prossimo fine settimana ci sarà Napoli-Torino, che dici, azzardo? Vado in curva? Senti, mi devi salutare Antonio il meccanico, che personaggio, che persona intelligente e che intuito per i motori. Vabbè, ti lascio e ti abbraccio.
Tuo Mario.